I siti dei maggiori sindacati confederali italiani non offrono la possibilità di inviare e-mail ai segretari generali.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-02-2005]
Per qualche anno l'unica confederazione sindacale che indicasse sul proprio sito web l'indirizzo e-mail del segretario generale e degli altri membri della segreteria era stata la Cisl, con tanto di e-mail a Savino Pezzotta. Oggi, dopo il recente restyling del sito web, c'è solo un impersonale form in cui scrivere messaggi che poi verranno smistati. Per Cgil e Uil invece la possibilità di scrivere a Epifani e ad Angeletti, rispettivi segretari generali, non è mai esistita.
In genere c'è un indirizzo e-mail generico anche nei siti delle categorie, eppure nella società della politica personalizzata i lavoratori conoscono foto, hobby, idee politiche e religiose, mogli e figli dei loro leader sindacali... ma non possono inviare loro un'e-mail, come invece si può fare con deputati, senatori, ministri (qualche volta). Sono invece proprio i segretari generali delle categorie a sottoscrivere i contratti nazionali, a intervenire in quelli aziendali più importanti, e le loro firme sono conosciute a tutti i lavoratori perché siglano i contratti da cui derivano stipendi e condizioni di lavoro.
In molte aziende da qualche tempo è possibile scrivere e-mail perfino al presidente, e qualche volta sono i top manager a sollecitare i dipendenti a scriver loro, direttamente, scavalcando la gerarchia aziendale - anche se questo suscita crisi interne e, spesso, soprattutto i quadri intermedi scoraggiano questo rapporto diretto vertice aziendale-dipendente.
I sindacati non credono ancora abbastanza nel Web? Eppure anche le piattaforme rivendicative per il rinnovo dei contratti dei metalmeccanici e delle Tlc chiedono di poter utilizzare le e-mail aziendali dei lavoratori per poter inviare loro comunicati e informazioni. Non può però trattarsi solo di un rapporto unidirezionale sindacato-lavoratore ma anche lavoratore-sindacato.
Qualcuno potrebbe rilevare che il primo rapporto deve essere tra lavoratore e rappresentante di base e non con il vertice; ma se il lavoratore paga una tessera (non poco) e fa parte di un'associazione, dovrebbe avere il diritto di farsi sentire dal proprio leader. O il lavoratore deve solo marciare, scioperare, obbedire e combattere?
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