Terrorizzare i governi (parte seconda)

Articoli poco rassicuranti mirano a seminare il panico tra i governi. L'obiettivo: frenare l'ondata di migrazioni verso l'opensource.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-03-2006]

Leggi la prima parte: Un nuovo pericolo all'orizzonte

Non si tratta di una partita speciale di hashish che ha invaso la Nuova Zelanda: gli autori fanno volutamente confusione tra "pezzi di codice" e le informazioni che le amministrazioni pubbliche vorrebbero mantenere riservate.

Se ad esempio il governo neozelandese commissionasse a una piccola software house locale un database per la gestione dell'anagrafe, a partire da un motore di gestione dati con licenza GPL, che problemi potrebbero sorgere nel rilasciare questo software con analoga licenza?

La software house (non il governo) dovrebbe rendere disponibile soltanto, eventualmente, il codice che gestisce il database. Le informazioni contenute nella banca dati non soffrirebbero di alcun contagio, e sarebbero in ogni caso riservate all'accesso del solo personale governativo, esattamente come avverrebbe nel caso di utilizzo di software proprietario. La confusione generata dalla fuffa Chapman-Tripp ha tutta l'aria di essere intenzionale.

La fonte dello studio Tripp sarebbe un articolo intitolato "Open Source infettivo: diffonderlo o combatterlo?" del professor Greg Vetter. Una vera e propria stroncatura del copyleft: "In condizioni di equilibrio, tali termini [le clausole "virali del copyleft] possono produrre disincentivi all'interoperabilità e alla coesistenza tra codice aperto proprietario."

Straordinario: è esattamente il contrario di quello che abbiamo sempre pensato. Bisognerà avvisare i commissari UE alla concorrenza: il vero nemico dell'interoperabilità non è Bill Gates, è Richard Stallman. Si stanno accanendo sulla persona sbagliata!

Comunque, continua la pubblicazione Chapman-Tripp, le aziende pubbliche dovrebbero cercare una consulenza legale specifica, in caso di adozione di opensource, perché i brevetti software generano un rischio particolare, giacché il software non ha previsto alcuna tutela in caso di contenzioso legale. È la vecchia storia dei risarcimenti.

Tali risarcimenti, guarda caso, sono previsti in tutte le offerte tipo "corporate" di Microsoft. In definitiva, il consiglio della società è confrontare le spese in licenze per il software proprietario con le spese in consulenze, assicurazioni contro cause di proprietà intellettuale, necessarie con l'opensource, prima di fare l'ovvia scelta.

Dalla provincia canadese del Québec, questa relazione, dalle brillanti penne di Pierre-Paul Lemyre and Richard Willemant, analizza costi e benefici dell'opensource. Settantasette pagine per dire che sì, è vero, le licenze aperte non sono causa di liti ("per ora") all'interno della giurisprudenza del Québec, ma comunque è necessaria un po' di attenzione prima di utilizzarle.

"Per come è strutturata la legge, non vi sono controindicazioni all'adozione di software opensource da parte della pubblica amministrazione," scrivono Lemyre e Willemant. Ma guai a favorire per legge l'uso di tale software: potrebbero sorgere problemi con gli accordi internazionali di libero scambio.

In sostanza, cari amministratori del Quèbec, non seguite l'esempio dei Paesi sudamericani, altrimenti vi attirerete le attenzioni dell'Organizzazione Mondiale del Commercio e addio ai soldi dell'Fondo Monetario Internazionale. Anche qui minacce velate, a dispetto dello stile molto più soft rispetto ai cugini neozelandesi.

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Commenti all'articolo (2)

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8-3-2006 22:17

{Paolo Cavallini}
diffusione dell'open source Leggi tutto
7-3-2006 06:32

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