Una folle legge sui brevetti permette ai produttori di programmi commerciali per modellini ferroviari di perseguitare un appassionato, autore di un software libero.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-04-2006]
Si chiama Bob Jacobsen ed è un appassionato di modellismo ferroviario: costruisce e gioca coi trenini, come fanno migliaia di persone in tutto il pianeta. Ci sono due modi per approcciare questo hobby: quello regolare e quello hacker.
Chi segue il primo modello è spesso spremuto come un limone da aziende che vendono trenini, rotaie, motori eccetera. In genere i prezzi per questi articoli non seguono le logiche di un mercato sano, ma sfruttano la passione di amatori e collezionisti. Inoltre, esiste una miriade di standard, introdotti volutamente per differenziarsi dalla concorrenza, per rendere chiusi e protetti i propri sistemi ferroviari. Un salasso, insomma.
Poi ci sono gli hacker, altrove ben noti, che in questo settore hanno trovato un humus davvero fertile. Questi appassionati non comprano e montano semplicemente: adattano, riciclano, fondono diverse tecnologie, si ingegnano e, soprattutto, condividono quello che inventano con gli altri hacker. Per questo motivo non piacciono a chi vuole mungere denaro dagli amanti dei trenini.
Ma il settore dei modellini ferroviari è un piccolo specchio dell'economia globale. Così, oltre ai piccoli Stallman, ci sono anche i piccoli Bill Gates. La KAM Industries, produttore di software commerciale per trenini, rivendica un suo "diritto di brevetto" sul software di Bob.
A suffragio di quanto affermato, questi simpaticoni spediscono al nostro hacker un conto di 203.000 dollari americani (più di 160.000 euro). Secondo la KAM, questo è l'ammontare del danno subito dai 7000 clienti che hanno comprato il loro software, una media di 29 dollari a cranio.
La minaccia non si ferma alla richiesta pecuniaria: lo studio legale incaricato ha chiesto all'organizzazione di cui Bob fa parte copia di tutte le email e altro tipo di corrispondenza riguardanti il signor Jacobsen. Per la maggior parte degli osservatori, queste azioni non sono niente più che sporche tattiche per spaventare il povero Bob e forzarne la condiscendenza.
Ovviamente la richiesta di KAM non sta in piedi e non reggerebbe un confronto in tribunale. Basti solo accennare che, alla data della domanda di brevetto, i processi rivendicati erano già stati implementati da numerose applicazioni, tra cui quella di Jacobsen. Ma i caimani non demordono, come si può vedere dalla documentazione sul sito di Bob.
Per questo motivo l'associazione "Right to create" sta portando la questione all'attenzione di tutti, sollecitando sia l'opinione pubblica, sia i politici, sul problema della legge USA in merito ai brevetti. Nella stessa pagina ci sono i link per i cittadini USA che volessero interpellare allo scopo i propri eletti.
Il caso KAM dimostra che, anche senza essere Microsoft, chiunque può usare i brevetti come randelli contro chi osa opporsi (legalmente) a questo modello di proprietà intellettuale. La cultura hacker e la logica della condivisione (contrarie non al lucro, ma alle limitazioni di libertà effettuate in nome del denaro) sono l'unica risposta.
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