Pubblicità comportamentale, ultima frontiera

Google e Yahoo! affinano le risorse ricorrendo perfino all'analisi transazionale per vendere sempre di più e meglio spalmando l'offerta pubblicitaria sui dati personali del singolo visitatore del web; ma non è detto che sia così vantaggioso come ci vorrebbero far credere.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-10-2007]

bernie

Del gigante di Moutain View già si sono dette le intenzioni, ma ora si è passati ai fatti assai più velocemente di quanto non fosse nelle previsioni degli analisti; difatti da inizio settimana hanno preso il via i test sulla "pubblicità interattiva" così viene chiamato il nuovo sistema che permette di sviscerare la risposta degli internauti alla pubblicità proposta dalle pagine web.

Mediante Google Gadget Ads -una tecnologia che consente una sorta di zapping televisivo all'interno della pagina- gli inserzionisti potranno verificare se e cosa prediligono i visitatori, cosa ha attratto la loro attenzione, quante volte e quanto a lungo hanno guardato, se hanno utilizzato funzionalità speciali accelerando o rallentando la visione e per quanto tempo.

Ovvii corollari saranno la possibilità di pagare con le carte speciali di Checkout o Paypal e la prossima integrazione nelle videate di YouTube o le cartine di Google Maps; tra i primi a testare il sistema saranno alcuni big dell'industria americana, da PepsiCo a Paramount Vantage, da Honda a Intel e altri ancora.

Andrew Frank, l'analista di Gartner specialista di pubblicità online, tempo addietro si era sbilanciato nell'affermare che mediante questo tipo di risorsa Google avrebbe sbaragliato qualsiasi avversario in campo; ma le cose forse non andranno proprio così.

Yahoo! infatti oltre a clonare la tecnologia del rivale con un nuovo algoritmo di pertinenza ha messo in opera un marchingegno ancora più sofisticato, che dall'inizio del mese prossimo prenderà di mira i comportamenti dei navigatori.

Saranno collegate e valutate non solo le richieste percentuali ma anche i rapporti tra esse e la personalità dei visitatori quale emerge sia dai cookie installati sul PC dell'utente sia da ogni altra informazione di cui sia in possesso - direttamente o indirettamente - il motore di ricerca .

Insomma una sorta di "fotografia transazionale del consumatore" che si rivelerà vincente, se è vero che dai test sin qui condotti gli incrementi di visualizzazione in termini di permanenza sulla pagina sono aumentati di oltre 3 volte rispetto alle medesime pagine proposte secondo un criterio puramente demografico.

Mirando a una riforma sostanziale del "media planning" in casa Yahoo! per altro si pensa anche a un sostanzioso allargamento della piattaforma operativa; in questa ottica è recente l'acquisizione per trecento milioni di dollari di BlueLithium, azienda specializzata nel marketing a obiettivo.

Anche Microsoft, rimasta un po' indietro in questo campo, si agita su un letto di spine annunciando una versione riveduta e corretta del suo motore di ricerca Live Search e l'inserimento di pubblicità nei videogiochi.

Ma la misura vera dell'affanno della real casa la può dare il valore da quest'ultima attribuito alla quota del 5% di Facebook, oggetto di contesa con Google e stimata circa 10 volte di più rispetto alla quotazione delle azioni in borsa.

Può essere che tutto questo fermento accresca le informazioni a disposizione su internet, ma non favorirà certo i consumatori, costretti delle leggi di mercato a rifondere, ognuno pro quota, le spese pubblicitarie degli inserzionisti e dei motori di ricerca; comincia a valere la pena di considerare attentamente le offerte del mercatino rionale, riservando gli acquisti di una certa importanza al sabato fuoriporta.

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