Dodici persone indagate per aver condiviso materiale pedopornografico mascherando i nomi dei file. Per Telefono Arcobaleno, però, ancora non si fa abbastanza per combattere il fenomeno.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-02-2008]
L'operazione contro la pedopornografia Direct Connect ha portato alla perquisizione delle case di 12 persone indagate per aver diffuso via Internet materiale video illegale.
Come si evince dal nome dell'operazione, il sistema di file sharing usato per scambiarsi il materiale pedopornografico era la rete direct connect, cui gli indagati accedevano tramite il clienti Idc++. Fortunatamente i pedofili non devono essere gente particolarmente preparata nell'uso delle tecnologia informatiche, altrimenti non avrebbero scelto una rete di scambio così insicura per la privacy.
Certo, i nomi dei file e le loro estensioni erano stati modificati in modo da renderli insospettabili, ma come espediente per mascherare le proprie attività è piuttosto risibile. Piuttosto, questo stratagemma potrebbe aver fatto finire qualcuno nella lista degli indagati perché stava scaricando un file che, guardando il nome, considerava perfettamente legittimo.
Nonostante periodicamente si abbia notizia di un'azione della Polizia contro la pornografia infantile, per il presidente di Telefono Arcobaleno Giovanni Arena si sta facendo ancora troppo poco, limitandosi a interventi che "non aggrediscono il cuore del problema, non incidono sul fenomeno direttamente connesso del turismo sessuale e soprattutto non giungono all'identificazione, liberazione e recupero dei bambini sfruttati. Oggi, infatti, meno del 2% delle vittime viene identificato".
Proprio quest'ultima considerazione fa sembrare di fatto la caccia ai pedofili quasi senza fine.
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