Telecom passa a Pirelli e a Benetton

Con 14.000 miliardi, Pirelli e Benetton si portano a casa il controllo di un'azienda che ne vale 100.000, forse il maggiore gruppo industriale italiano, a cavallo fra la old economy e la new economy: con questa operazione nasce un soggetto imprenditoriale che nel nostro Paese prenderà forse il posto della Fiat, come soggetto centrale politico, sociale e culturale.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-07-2001]

Di queste ore è l'annuncio dell'acquisto di Telecom Italia da parte di una cordata guidata dalla Pirelli di Tronchetti Provera e dalla Benetton della Bell, la finanziaria di Gnutti e Colaninno, che aveva fatto l'Opa di 2 anni fa.

Si dissipa così l'equivoco che l'Opa Olivetti sia sta o meno un'operazione finanziaria: lo è stata, anche se poi sono seguite scelte industriali come l'operazione Seat-Tin.it e l'acquisto di TeleMontecarlo con il lancio di La7.

Si conclude così l'avventura di due medi e "azzardosi" imprenditori medio-piccoli come Gnutti e Colaninno, e dei loro soci, tanti piccoli e medi imprenditori "padani" di Brescia, Cremona e Mantova: il gioco passa di nuovo nelle mani dei grandi del capitalismo italiano, dei "soliti noti", di quelli che hanno alle spalle nome, finanziamenti e visibilità internazionale.

Quali sono stati i motivi che hanno convinto Colaninno che era tempo di chiudere la sua esperienza nelle Tlc e passare la mano a Tronchetti Provera? Sono state le vicende legali e giudiziarie relative alla fusione Seat-Tin.it? O forse l'inimicizia con la maggioranza di centrodestra per le vicende di La7?

Certamente a Tronchetti Provera non mancava la liquidità necessaria per questa operazione, nè un maggiore "appeal" nei confronti del Governo Berlusconi.

Ora vedremo cosa faranno i nuovi "padroni" rispetto a partite decisive: l'indebitamento che l'Opa ha lasciato sulle spalle di Telecom, la ristrutturazione dell'azienda (con i suoi problemi di esuberi e di ammortizzatori sociali), ma anche una concorrenza a tutto campo.

Finora Telecom era riuscita a cavarsela grazie a un ostruzionismo strisciante e agli acciacchi dei suoi concorrenti esteri, ancora maggiori e vistosi di quelli dell'ex monopolista italiano delle Tlc.

Per il nuovo vertice si fanno nomi prestigiosi, già visti al vertice della Telecom Italia: fra questi l'ex amministratore delegato Vito Gamberale, il "padre "di Tim e del suo successo, oggi uomo forte della Benetton.

Un altro nome papabile è Bernabè che, prima di lasciare a causa dell'Opa, aveva ideato l'ambizioso progetto di alleanza Telecom Italia-Deutsche Telecom: questo potrebbe essere il contraltare dell'aggressiva Nuova Wind, nata dall' alleanza di France Telecom ed Enel.

Si tratta insomma di nomi capaci di una visione strategica e di tutto rispetto, per la propria esperienza, in un settore così specifico come le telecomunicazioni.

La cosa più interessante da osservare sarà la sinergia che potrà realizzare Benetton, che oggi ha nell'abbigliamento solo uno dei suoi business. Infatti il business principale di Benetton è la gestione delle Reti: le autostrade, le stazioni ferroviarie, gli aeroporti, i centri commerciali e la ristorazione, i luoghi nevralgici della vita delle persone nella contemporanea società dei servizi; in pratica, le "fabbriche post-moderne" della comunicazione, del consumo, del viaggio e del tempo libero, delle emozioni hanno nelle telecomunicazioni e in Internet un altro fronte e nello stesso tempo uno strumento indispensabile.

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Pier Luigi Tolardo

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