Sempre più spesso gli investigatori americani chiedono a Google le informazioni personali degli utenti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-03-2024]
Se finora c'era soltanto qualche sospetto, ora c'è la certezza: gli investigatori federali americani non si fanno troppi problemi a pretendere da Google i dati degli utenti dei suoi servizi.
Il caso che ha rivelato la pratica è stato raccontato da Forbes e riguarda YouTube e si inserisce in un'indagine relativa a una persona sospettata di riciclaggio di denaro tramite criptovalute.
Tramite un agente sotto copertura, l'FBI inviò al sospettato dei link rimandanti a dei video su YouTube: si trattava di tutorial per l'utilizzo di droni e software di realtà aumentata al fine di realizzare mappe.
I video vennero visti oltre 30.000 volte nella settimana dall'1 all'8 gennaio 2023, presumibilmente anche da persone che non avevano nulla a che fare con l'indagine in corso.
Di tutti costoro, l'FBI ha chiesto a Google di fornire i nomi utente, gli indirizzi IP, i nomi reali, gli indirizzi, i numeri di telefono e la cronologia dell'attività su YouTube. Non è chiarissimo se Google abbia poi effettivamente fornito quei dati, ma è già preoccupante che la richiesta sia stata avanzata.
Quei dati - sostiene l'FBI - «erano importanti per l'indagine criminale in corso, e potevano servire a individuare informazioni sui colpevoli»; Google, dal canto proprio, ha dichiarato a Forbes che nei casi in cui sia necessario collaborare con le forze dell'ordine occorre rispettare «una procedura rigorosa progettata per proteggere la privacy e i diritti costituzionali degli utenti, supportando allo stesso tempo l'importante lavoro delle forze dell'ordine».
Ciò non conferma che i dati in questione siano stati consegnati, ma nemmeno lo nega; anzi, a leggere quelle parole verrebbe da pensare che la consegna ci sia stata, e che la menzione delle misteriose «procedure» serva solo a cercare di tranquillizzare gli utenti.
D'altra parte, tutti gli esperti di privacy sono d'accordo nel sottolineare come tutto ciò crei un pericoloso precedente anche in considerazione della potenziale violazione del primo emendamento (relativo alla libertà d'espressione) e al quarto emendamento (relativo alla difesa da arresti e perquisizioni irragionevoli) della costituzione USA.
«Questo è soltanto il capitolo più recente di questa tendenza allarmante, in cui le agenzie governative sempre più spesso trasformano i mandati di perquisizione in pesche a strascico digitali» ha dichiarato Albert Fox-Cahn, direttore del Surveillance Technology Oversight Project.
«È incostituzionale, è spaventoso, e succede ogni giorno» ha commentato Fox-Cahn.
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