[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-06-2019]
Trovare un lavoro presso un gigante della tecnologia è il sogno di molti ragazzi appassionati di informatica: lavorare per Google, Apple o Facebook diventa un obiettivo per il fare quasi qualsiasi cosa.
Un adolescente di Adelaide (Australia) è di recente finito a processo perché ha presso troppo sul serio l'espressione «fare qualsiasi cosa»: con l'aiuto di un amico ha violato per due volte i server di Apple, aggiungendo i propri dati per farsi passare come un dipendente.
Nella testa del ragazzo, ciò avrebbe dimostrato ai dirigenti di Apple le sue buone qualità e capacità, e in questo modo essi gli avrebbero sicuramente offerto un posto di lavoro senza fargli affrontare la solita trafila fatta di curricula inviati e colloqui sostenuti.
Le cose - è evidente - non sono andate così. I due complici sono stati scoperti e arrestati, e così è stato individuata anche l'intera estensione delle loro malefatte.
La primissima violazione dei server di Apple risale infatti al 2015, quando l'autore del misfatto aveva appena 13 anni; la seconda è invece dell'inizio del del 2017, e in questo caso ha comportato anche il download illecito di dati e documenti.
Le intrusioni sono state alla fine scoperte e segnalate all'FBI, la quale ha poi provveduto a notificare la Polizia Federale Australiana, che ha arrestato il giovanissimo hacker e il suo "aiutante".
Giunti al processo, l'avvocato dell'imputato principale ha affermato che, a causa della sua giovane età al tempo del primo reato, il ragazzo non era veramente cosciente della serietà del suo comportamento e dei datti che stava causando: sperava solo «che quando fosse stato scoperto sarebbe riuscito a ottenere un lavoro presso l'azienda».
Non solo: l'avvocato ha richiamato un precedente accaduto in Europa, quando un adolescente che ha compiuto la stessa prodezza del giovane australiano è effettivamente riuscito a farsi dare un lavoro dalla sua vittima.
Il giudice è stato comprensivo: ha deciso che nulla appaia sulla fedina penale del ragazzo (il quale ha affermato di essersi pentito), e s'è limitato a imporgli nove mesi di buona condotta garantiti dal pagamento di una cauzione di 500 dollari australiani, alternativa prevista dalla legge dell'Australia Meridionale.
«Evidentemente è un ragazzo dotato quando si tratta di informatica» ha dichiarato il giudice David White. «Ciò detto, l'essere dotati in tal modo non dà il diritto di abusare del dono».
«Dovrai» - ha concluso il giudice rivolgendosi direttamente all'imputato - «restare sulla retta via e usare i tuoi talenti per fare del bene e non del male».
Anche il complice se l'è cavata con poco grazia a un accordo concluso con il Tribunale dei Minori.
Apple, dal canto proprio, ha affermato: «Proteggiamo con attenzione le nostre reti. Nel caso in questione, i team di sicurezza hanno scoperto gli accessi non autorizzati, ne hanno contenuto i danni e hanno segnalato l'incidente alle forze dell'ordine». Nessun dato personale è stato compromesso.
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