La Pubblica Amministrazione non potrà più autorizzare pagamenti a fornitori morosi. Tutto bene? Niente affatto: ci sono numerosi aspetti negativi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-03-2008]
Dal 1° luglio 2007 le amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, ad eccezione delle scuole, sono obbligate ad effettuare i propri acquisti di beni e servizi facendo ricorso al Mercato Elettronico della pubblica amministrazione.
Si tratta in sostanza di ricorrere al sito Acquistinrete, una sorta di marketplace selettivo in cui obbligatoriamente debbono incontrarsi domanda e offerta di beni e servizi per importi al di sopra di un certo limite, il che consente di effettuare una facile comparazione dei prezzi e, in teoria, valutazioni ottimali in merito alle offerte.
Il sistema è concepito per razionalizzare gli acquisti chiedendo in via informatica preventivi mirati, contrattando prezzi e condizioni, inviare al fornitore l'ordine digitale e semplificare i pagamenti; il tutto nel rispetto della concorrenza e nell'ottica della semplificazione e trasparenza amministrativa.
Dispone infatti la norma che Equitalia - una sorta di joint venture tra l'Agenzia delle Entrate e l'INPS per la riscossione dei tributi in esclusiva - dal 29 marzo gestirà la verifica degli inadempimenti.
Cioè tutte le amministrazioni pubbliche, prima di effettuare i pagamenti ai fornitori per importi da 10.000 euro in su, potranno verificare (ma in pratica saranno obbligate a farlo) se gli stessi non siano nel contempo morosi per cartelle esattoriali notificate ma non ancora pagate.
Nell'affermativa, il servizio metterà a disposizione dell'incaricato dei pagamenti entro i cinque giorni successivi tutte le informazioni utili alla sospensione del versamento, compresi gli interessi e le more eventuali, mettendo così gli agenti della riscossione in grado di procedere, entro un mese, per il recupero delle somme a credito della pubblica amministrazione.
Tutto regolare, ben fatto! verrebbe da osservare; e invece no, e per alcuni buoni motivi. Il primo è che, in pendenza di ricorso, la pubblica amministrazione incassa quote progressivamente crescenti del credito, preteso ma ancora non certo, che potrebbe alla fine essere dichiarato inesistente o considerevolmente ridotto.
Il secondo, non meno importante, è che assai spesso le cartelle esattoriali vengono notificate in modo sommario o addirittura in modo erroneo o con relazioni di notifiche difformi da come sono avvenute in realtà; ad esempio, inserendole nella casella di posta e certificando invece di averle consegnate alle persone interessate, con le conseguenze che tutti possono immaginare.
Il terzo e forse più importante motivo è la mancanza di reciprocità, cioè quell'istituto giuridico che, in uno Stato dove i cittadini godono di diritti civili senza patire servili assoggettamenti, vedrebbe impegnate le pubbliche amministrazioni a fornire beni e servizi congrui e tempestivi, rendendo se del caso, e senza indugi, quanto eventualmente percetto in più.
Tempestività che invece è sempre latitante proprio quando pagamenti e rimborsi giocano a carico anziché a favore degli enti, casi che svariano tipicamente dalla liquidazione delle pensioni definitive alle imposte nei confronti degli aventi diritto nonché proprio al pagamento delle fatture per beni e servizi acquistati, il cui saldo avviene normalmente con un anno di ritardo.
Sarebbe stato perciò equo considerare e risolvere il problema nella sua interezza, autorizzando la compensazione non solo a livello di imposte, come già parzialmente avviene, ma proprio a livello di saldo dell'intero rapporto debito/credito che metta e confronto utenti ed enti pubblici.
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merlin