"Stress Economy - Conoscere e vincere il nuovo mal di lavoro" è un interessante libro per comprendere meglio la realtà della new economy sul versante del fattore umano, cioè di chi nel Web e di Web ci vive, vi lavora, vi investe: non tanto soldi, ma ore, giorni, speranze, illusioni.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-08-2001]
Edito da Mondadori (29.000 lire), i suoi autori sono Alessandro e Renato Gilioli: il primo è un giovane giornalista specializzato nei problemi della rete, il secondo un esperto neuropsichiatra, specializzato in medicina del lavoro.
E' un libro controcorrente: del mondo dorato e luccicante della new economy mostra le ombre, le mancate promesse in fatto di autorealizzazione, la realtà fatta di alienazione, sfruttamento, precarietà.
Il metodo usato è "casehistory", ovvero una narrazione di vicende di singoli individui. Non si tratta però di casi di successo di imprese, letti con l'occhio del manager: vengono invece narrati, in modo letterariamente avvicente, casi emblematici di come si lavora oggi.
Vi è poi la storia di Luigi S.: affascinato dal mito delle DotCom americane, Luigi lascia il suo comodo posto in una software house milanese. Vende tutto e investe in un sito Web di vendita di prodotti per animali a New York, venendo assorbito da un ritmo di lavoro assolutamente insostenibile. Luigi viene poi travolto dai fallimenti a raffica che coinvolgono migliaia di webcompany statunitensi.
Si narra quindi l'avventura di Silvia R., che lascia la tranquilla e poco gratificante vita nella redazione di un periodico femminile per lavorare, senza orari né compiti precisi, come "content manager" per un sito di prodotti di bellezza; dopo il fallimento del sito tornerà a fare la giornalista, ma da "freelance" e senza garanzie.
La storia di Paolo F. è una critica feroce di certi ambienti di lavoro paradisiaci che poi devono piegarsi alle leggi della finanza, che impongono ristrutturazioni e tagli: anche i più creativi, a quel punto, sono soltanto numeri.
Monica Z. è la casalinga che, dopo essere stata telefonista alla Sip, torna a lavorare in un call center, con un contratto di collaborazione continuativa; Monica è posta sullo stesso piano di Lucrezia T., che lavora in un fast food di Mc Donald's. Il lavoro nei fast food, apparentemente lontano dai lavori high-tech della new economy, è il paradigma della subordinazione, della ripetitività e della flessibilità estrema di tanti lavori post-moderni, a partire dal più diffuso: quello nei call center.
Il libro è uno sguardo disincantato e lucido sul mondo del lavoro. Ne consigliamo la lettura a politici, sindacalisti, insegnanti, giovani troppo facilmente innamorati dei "nuovi lavori" e delle loro meraviglie, nonché a qualche regista e scrittore perché ne faccia materia di romanzi e film, troppo rari in questo campo.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|