Il giudice che ha condannato il tracker è accusato di conflitto di interessi in quanto membro di associazioni per la difesa della proprietà intellettuale. Intanto gli Isp si rifiutano di oscurare la Baia.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-04-2009]
Forse non ci sarà nemmeno il tempo di ricorrere in appello: esiste la seria possibilità che il processo a The Pirate Bay, che s'è da poco concluso con la condanna dei quattro amministratori del sito, sia da rifare da zero.
Al centro della vicenda appena sorta c'è il giudice Tomas Norström, sul quale sono emerse alcune notizie interessanti: la sua appartenenza alla Swedish Copyright Association e alla Swedish Association for the Protection of Intellectual Property lo espone all'accusa di conflitto di interessi.
Secondo Norström questa situazione non rappresenta un problema: ritiene che la sua presenza nel consiglio di amministrazione di un'associazione palesemente ostile alla Baia dei Pirati (quella per la protezione della proprietà intellettuale) non sia incompatibile con il caso su cui è stato chiamato a decidere e che non abbia influenzato la sentenza emessa.
Qualcuno sospetta che le affiliazioni del giudice Norström spieghino finalmente come una disputa iniziata a favore degli accusati (e in cui metà delle accuse sono cadute nel giro di due giorni) si sia risolta con una loro condanna.
Intanto le case discografiche cercano di sfruttare la sentenza finché possono, pretendendo la rimozione del tracker BitTorrent da Internet.
Nell'opposizione a queste pretese - che si basano su una sentenza di primo grado e che prevede un risarcimento, non la chiusura del sito - i Pirati hanno trovato nei provider degli alleati inaspettati (ma non troppo: il peer to peer è una molla importante nella vendita delle connessioni).
Gli Isp vedesi hanno rifiutato di bloccare gli accessi a The Pirate Bay appellandosi alla non definitività della sentenza e ribadendo che il loro ruolo non comprende la censura nei confronti dei loro stessi clienti.
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