Il Garante Privacy esaspera il diritto all'oblio online

Le contraddizioni di un provvedimento del Garante Privacy, che vorrebbe obbligare i siti web a cancellare i nomi delle persone dopo un certo periodo. Per lo meno agli occhi dei motori di ricerca.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-04-2009]

Garante Privacy diritto all'oblio anche online

Il Garante per la protezione dei dati personali torna a occuparsi del diritto all'oblio, ossia il diritto dei protagonisti di alcuni fatti diventati noti (soprattutto eventi criminosi) a essere dimenticati: quando il fatto non è più d'attualità, tutti i nomi devono scomparire.

Il punto nodale della questione è ora rappresentato dai motori di ricerca e da Google in particolare. Con l'avvento di Internet praticamente nulla viene dimenticato: tutto resta negli archivi, gli spider indicizzano ogni pagina che trovano e le informazioni relative ai protagonisti (in positivo o in negativo) delle varie vicende sono sempre rintracciabili.

Basta digitare un nome nella casella di ricerca e tra i risultati appaiono notizie relative ad avvenimenti accaduti anche molti anni prima. L'apertura degli archivi giornalistici a Google e agli altri motori, poi, rende facilmente consultabile materiale relativo a decenni fa.

Così, chi per esempio è stato accusato di furto nel 1994 può fare una ricerca usando il proprio nome come chiave e riesumare quell'ormai passata stagione. Poco importa che poi sia stato assolto o condannato, o anche che abbia interamente scontato la pena: chiunque farà la stessa ricerca verrà a conoscenza di quell'episodio, con buona pace del diritto all'oblio.

Il Garante vorrebbe porre fine a tutto ciò, ma si scontra con la natura stessa del Web, nato per condividere le informazioni, e dei motori di ricerca: il loro scopo è proprio raccogliere qualunque dato, così che sia facile da trovare in un qualunque momento successivo all'indicizzazione.

Le soluzioni proposte dal Garante vanno in due direzioni: da un lato, obbligare i giornali a mettere a disposizione dei motori di ricerca solo versioni dei vecchi articoli (in archivio) epurate dei dati sensibili. Così la vicenda sarà ancora disponibile, ma senza il riferimento diretto alle persone coinvolte.

Dall'altro lato, i giornali potranno conservare le versioni complete degli articoli, ma queste dovranno essere raggiungibili solo tramite il motore di ricerca interno, non tramite quelli generici.

In pratica, invece di consultare un'unica fonte (per esempio Google) che aggrega le altre bisognerà consultarle tutte, una alla volta: tutti i motori di ricerca di tutti i giornali online.

Così il Garante crede di poter salvare capra e cavoli: l'integrità della memoria storica (con l'annessa libertà di ricerca e i relativi diritto allo studio e diritto all'informazione) e la tutela degli interessati.

In realtà, con questo provvedimento si apre un'era di incertezza e di faticoso lavoro burocratico. Intanto bisognerà istruire Google e compagni a non indicizzare completamente un sito ma solo le parti che si possono rendere pubbliche (il primo suggerimento è l'uso del file robots.txt).

Quali possono esser le soluzioni? Ne abbiamo ipotizzato una. Per gli articoli già esistenti, occorrerà approntare due versioni: una "ripulita", e accessibile dai motori generici, e una integrale, accessibile solo dal motore interno.

Per gli articoli ancora da pubblicare, invece, gli editori dovranno valutare di volta in volta se la vicenda contenga dati personali da far sparire quando gli avvenimenti non saranno più d'attualità e, nel caso, preparare le due versioni. Sperando che il Garante la pensi come l'editore.

Google - o chi per esso - dovrà poi eliminare dai propri archivi la versione completa (indicizzata quando il fatto era d'attualità) e sostituirla con quella ripulita, pubblicata dopo un certo lasso di tempo.

Non sembra che il Garante si renda conto di quanto sta chiedendo a qualunque sito Web (perché non sono solo i siti dei giornali a occuparsi di persone e avvenimenti) e a tutti i motori di ricerca.

Né è chiaro, se è per questo, come farà a imporre le stesse regole ai siti stranieri. Né se come "editore" vada identificato chiunque pubblichi un blog.

Si tratta di un lavoro immane e di una sorta di autocensura imposta ai webmaster: dovranno ripulire le storie personali di chiunque sia diventato noto facendo finta che siano sempre state immacolate, invece di dire onestamente come stanno le cose e lasciare a chi legge il compito di valutare e giudicare, anche sulla base del tempo trascorso da quegli avvenimenti.

Aggiornamento: leggi la risposta del Garante Privacy sul forum.

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Commenti all'articolo (ultimi 5 di 8)

L'articolo è nato proprio dopo aver letto il comunicato stampa che sembrava mettere dei paletti ben precisi e non delimitati a singoli casi, recitando: "Il Garante per la protezione dei dati personali ha individuato alcune modalità tecniche che gli editori devono adottare per evitare che i motori di ricerca estraggano in automatico... Leggi tutto
9-4-2009 16:03

{Baldo Meo}
IL GARANTE RISPONDE A ZEUS NEWS Leggi tutto
9-4-2009 15:54

La rete è neutrale per sua natura! Anche se sembra un paradosso, se nessuno la controllasse, lei si controllerebbe da sola! Ci sono utenti che stanno da una parte e quelli che stanno dall'altra... Se io scrivo che tizio è mafioso e molti mi credono, nel caso io menta/sbagli verrebbero fuori altri che mostrerebbero il contrario! Per... Leggi tutto
8-4-2009 00:16

Il decidere chi mettere in galera per un fatto spetta solo al magistrato dopo che sia stato provato che un commento e calunnioso o diffamatorio! Chiunque si rende protagonista di atti di rilevanza penale e perseguibile secondo la legge. La responsabilità e personale, cioè e solo di chi compie l'atto illecito. Questa è stata una... Leggi tutto
7-4-2009 16:02

si', e anche tutti gli utenti che leggono ;)
7-4-2009 12:11

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Ognuno deve fare bene il proprio mestiere e basta. Microsoft si concentri su Windows, lasciando perdere Zune e tutto il resto; Google insista sui motori di ricerca, non sui social network, la mail o gli occhialini.

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