Il Garante per la Privacy vieta di diffondere le immagini di un sospettato in manette.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-06-2010]
Fabio de Santis, ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana arrestato per una questione di appalti poco chiari e sospettato di corruzione, è stato condotto in manette davanti ai giudici del Tribunale del Riesame di Firenze e le sue immagini, riprese dalle telecamere, sono arrivate in televisione.
Dopo le rimostranze dei difensori dell'imputato, i quali hanno dichiarato che il loro assistito era "frastornato e amareggiato" per essere stato mostrato al pubblico in manette, il Garante per la Privacy ha ammonito i media, diffidandoli dal diffondere le immagini del detenuto condotto in vincoli.
Per la verità, stupisce un po' che un tale emulo di Fantomas, moderna Primula Rossa e notorio e consumato principe delle evasioni certamente in grado di reiterare i reati ascrittigli, non sia stato condotto davanti al magistrato in ceppi all'uso americano, con le estremità superiori ed inferiori bloccate in vita da corte catenelle che consentono a stento di deambulare.
Ben conosciuti infatti sono stati, in un passato ancora abbastanza recente, i corroboranti esempi che hanno indotto persone sin lì ritenute integerrime all'abiura e perfino al rituale ed espiatorio seppuku dopo essere state indagate e poi lasciate in balia dei media, televisivi e non, per un tempo adeguato.
È noto infatti come la perdita del rispetto di sé medesimi sia una pietra miliare sulla strada del pentimento prima e del ravvedimento operoso poi.
Vien da domandarsi a questo punto per qual machiavellico marchingegno debba intervenire un'autorità amministrativa a intralciare e quasi vanificare l'opera diligente di chi aveva tutto predisposto per consegnare, alla Storia, un tangibile frammento della storia di un homunculus finalmente tradotto dinanzi alla Giustizia secolare in attesa dell'immancabile condanna di quella divina.
Pur di questi tempi in cui impera la mordacchia, mal si comprende come non debba fare legittima notizia e costituire valido esempio educativo l'immagine di un terribile bandito finalmente tradotto in catene dinanzi a chi dovrà preventivamente stabilirne - orrore! - se gli si debba tuttavia essere consentito di attendere in libertà l'esito del processo.
Sarebbe ancora più opportuno, e forse legittimo, che qualcuno spiegasse come mai è l'autorità amministrativa che si debba preoccupare della dignità personale di un detenuto in luogo e supplenza dell'autorità giudiziaria incaricata delle indagini; e sovvengono purtroppo le scene di uno scomodo film del '71, che nulla aveva di comico nonostante il protagonista. Summa lex, summa iniuria?
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