Dai coralli la pillola che protegge dai raggi UV

Fornirà alla pelle uno schermo naturale dai raggi solari. E permetterà di far crescere il grano nei climi tropicale.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-09-2011]

Corallo protezione raggi UV King's College

Se un giorno per proteggerci dai raggi UV sarà sufficiente inghiottire una pillola dovremo ringraziare i coralli.

Un gruppo di ricercatori del King's College di Londra ha infatti scoperto il meccanismo di difesa usato da questi animali per proteggersi dai danni dei raggi del Sole che li colpiscono in acque basse.

Gli scienziati hanno studiato il rapporto di simbiosi tra il corallo Acropora, presente nella Barriera Corallina australiana, e un'alga che vive al suo interno e che tramite la fotosintesi (alimentata dagli "scarti" del corallo) produce cibo per il corallo stesso.

«Ciò che abbiamo notato» - spiega il dottor Paul Long, direttore del progetto di ricerca - «è che le alghe producono un composto che crediamo sia trasportato nel corallo, il quale lo trasforma in una protezione dal Sole che dà beneficio sia al corallo che alle alghe».

Anche i pesci che si nutrono dei coralli godono poi di questa protezione: ciò significa che si può trasmettere tramite la catena alimentare.

Se dunque gli scienziati riusciranno a scoprire come il composto passi dalle alghe al corallo, potranno sintetizzarlo in laboratorio per creare una protezione adatta all'uomo, forse anche sotto forma di pillola.

Il dottor Long è convinto di essere vicino alla sintetizzazione del composto, e che entro due anni si potrà iniziare la sperimentazione.

Creare uno schermo solare per uso umano è tuttavia solo una, e forse la minore, delle applicazioni pratiche di questa scoperta.

Un'altra conseguenza ben più importante è la possibilità di far crescere colture nate per svilupparsi nei climi temperati anche nelle zone tropicali.

Riuscendo a dotare di questa protezione naturale dai raggi UV il grano «che è stato cresciuto nei climi temperati per fornire una rese elevata ma che attualmente non crescerebbe ai tropici a causa dell'eccessiva esposizione alla luce del Sole, troveremmo un modo per avere una fonte di cibo particolarmente adatta alle economie del Terzo Mondo» conclude Long.

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