Cattive azioni

Un saggio brillante e chiaro per capire il flop della new economy.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-05-2003]

Riccardo Staglianò è un giornalista di Repubblica nonché uno dei primi in Italia. a studiare e a osservare i fenomeni della Rete. Lo studio è finalizzato a capire da vicino i suoi meccanismi economici, sociali e culturali.

Al tema della new economy visto sotto il profilo della sua ascesa e crollo nei mercati finanziari, Staglianò ha dedicato il suo ultimo libro: "Cattive azioni. Come analisti e banche d'affari hanno creato e fatto sparire il tesoro della new economy", pubblicato presso gli Editori Riuniti.

Il libro è un'agile cronistoria dell'incredibile boom americano dei titoli di compagnie "Dot-Com" (che avevano il merito di essere legate ad attività esclusivamente sul Web, che sono arrivate a quotazioni stratosferiche) e del loro crollo, a livelli di "carta straccia", in neanche due anni.

Le storie sono tipicamente americane, tanti piccoli quadretti che, però, più di un american dream sembrano un nightmare americano, un incubo da cui forse, per risvegliarsi, l'America farebbe di tutto.

Sono giovani trentenni, freschi di master, che diventano analisti finanziari famosissimi, delle vere e proprie star televisive, decantando alla Tv le sorti magnifiche e progressive di aziende appena nate, senza preoccuparsi di studiarle sotto l'arido profilo dei conti economici, ma costruendo una "mitologia" della new economy in cui tanti poveri risparmiatori hanno creduto per poi ritrovarsi sul lastrico individualmente o collettivamente come è accaduto con tanti fondi pensioni aziendali (in America la sicurezza sociale pubblica è ridotta al minimo, sono fondi privati aziendali a pagare le pensioni).

Questi analisti finanziari che hanno costruito un'immagine irreale delle possibilità di reddito delle Dot-Com non l'hanno fatto solo per ingenuità, narcisismo, imperizia: Staglianò individua il vero nodo della crisi della new economy nel fatto che questi analisti (che avrebbero dovuto essere indipendenti e analizzare criticamente stato e prospettive delle imprese) erano dipendenti delle grandi banche che poi provvedevano a collocare sul mercato i titoli di queste compagnie, guadagnando miliardi di dollari di commissioni. Quelle stesse banche che avrebbero dovuto consigliare i migliori investimenti per i propri clienti.

Gli analisti erano banchieri essi stessi, il rapporto che avevano con i manager delle società della new economy erano di tipo "incestuoso": magnifici regali, consulenze con parcelle miliardarie che non facevano vedere agli analisti come, in presenza di profitti nulli, i manager si attribuissero compensi stratosferici, rimborsi spese principeschi, stock option che poi i manager stessi hanno liquidato prima dello scoppio della bolla speculativa.

Che non fossero assolutamente in buonafede lo dimostra il cosiddetto "scandalo delle e-mail": le e-mail che le commissioni di inchiesta hanno trovato nei Pc di analisti e brokers in cui i titoli delle Dot-Com erano definiti spazzatura, schifezza e in cui ci si faceva beffe, in privato, dei gonzi che le compravano credendo agli stessi che le magnificavano pubblicamente in Tv, sui giornali, nelle banche.

Uno scandalo che ha messo in crisi la fiducia del risparmiatore e cittadino medio americano nel sistema capitalistico stesso, oltre che nella new economy, una crisi di sfiducia che continua a riverberarsi negativamente sull'economia mondiale.

Oggi la new economy italiana così come è rappresentata nel saggio di Staglianò sembra più il terreno di scontri giudiziari epocali: migliaia di avvocati, a nome di milioni di risparmiatori che si sentono derubati dalle panzane che gli hanno raccontato, fanno causa ad analisti, manager, banchieri e i soli guadagni sono appunto quelli decretati dai tribunali come risarcimento danni e spese legali.

Ma negli Stati Uniti, aggiungo io, non esiste il caso Previti, cioè di chi condannato per aver corrotto i giudici in vertenze finanziarie grida al complotto politico: dal libro emerge come la politica USA, sia dei democratici sia dei repubblicani, non è per la "tolleranza zero" solo contro Saddam ma invoca risarcimenti per miliardi di dollari e anni di galera, senza pietà, per chi ha tradito i risparmiatori: "God is dollar".

E in Italia? Staglianò ci ricorda il caso del parrucchiere torinese, con un negozio di grido, che aveva investito i risparmi di una vita in titoli della new economy: in poco tempo si era trovato stramiliardario ed oggi, senza una lira, deve lavorare come dipendente nello stesso negozio.

Ci ricorda, aneddoti a parte ma dati alla mano, che dai massimi del marzo 2000 all'autunno del 2002 il listino dei 30 migliori titoli di Piazza Affari è andato giù, in media, del 58%. Come, tra i titoli tecnologici, Olivetti abbia perso il 79,9%, Seat Pagine Gialle abbia polverizzato il 90% del valore o Fineco, banca on line che aveva capitalizzato quanto Fiat, abbia perso il 94%. Si ricorda inoltre che il 75% del denaro - 4.709 miliardi - affidato dagli investitori al Nuovo Mercato è stato bruciato tra il '99 e il 2001.

In Italia siamo solo agli inizi e presto Staglianò potrà scrivere un libro dedicato ai casi italiani: prima lo scandalo BiPop con i crediti di favore concessi ad alcuni clienti dai manager della banca con gravissimi danni per le centinaia di migliaia di azionisti, poi lo scandalo dei Bond argentini con centinaia di migliaia di risparmiatori turlupinati dalle banche.

Non finisce qui, non dimentichiamo lo scandalo Cragnotti con la Cirio, dove le banche hanno fatto pagare il prezzo dei loro errori agli investitori, infine le dimissioni dei vertici del Monte dei Paschi di Siena per prodotti finanziari che hanno rovinato, letteralmente, molte famiglie.

Infine, nell'ambito della New Economy, possiamo ricordare la causa tuttora aperta contro Colaninno sulla iper-valutazione non realistica delle attività Tin.it nella fusione con Seat Pagine Gialle e le accuse alla società di revisione che ne ha certificato i conti.

Eppure il sistema bancario è il vero sistema di potere del nostro Paese: Capitalia, Unicredit, SanPaoloIMI, le grandi banche nate dalle fusioni di questi anni, colossi europei e mondiali, possiedono in pratica, la Fiat carica di debiti, esercitano una forte influenza su Telecom Italia, permettono alle Regioni, con la concessione di mutui, di continuare ad erogare l'assistenza sanitaria, possiedono di fatto le maggiori squadre di calcio che è la prima passione popolare del nostro Paese.

Quando si parla del fatto che, in caso di dimissioni di Berlusconi, l'unica alternativa sarebbe un Governo presieduto dal Governatore della Banca d'Italia Fazio, controllore del sistema bancario, non si fa della fantapolitica. Però non sicuro che un eventuale libro di Staglianò potrebbe raccontare una storia italiana che, come quella statunitense, finisce nelle aule giudiziarie: ho paura che potrà raccontare di una storia che si conclude con l'elezione di molti colpevoli in Parlamento cui non potrebbe seguire che una bella amnistia generale...

Scheda:
Titolo: Cattive azioni
Sottotitolo: Come analisti e banche d'affari hanno creato e fatto sparire il tesoro della new economy.
Autore: Riccardo Staglianò
Editore: Editori Riuniti
Prezzo: 12 Euro

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (1)

mario
Bravo Pier Luigi Leggi tutto
8-5-2003 08:53

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