L'incidente le avrebbe impedito di godersi pienamente una vita felice.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-06-2014]
Poco meno di due anni fa il diciassettenne canadese Brandon Majewski stava tornando a casa, in bicicletta, con due amici; era l'una e mezza del mattino, la notte era nuvolosa e la strada lunga e dritta.
I tre viaggiavano affiancati, e Brandon era il più vicino alla linea spartitraffico: per questo il SUV che è spuntato alle spalle dei tre amici e li ha investiti ha solo ferito gli altri due, ma ucciso lui.
Le indagini della polizia hanno concluso che la causa dell'incidente è stata la «mancanza di visibilità»: la notte nuvolose, il fatto che i ciclisti indossassero abiti scuri (sebbene dotati di catarifrangenti) e che soltanto due delle biciclette disponessero di «riflettori minimi» hanno fatto sì che contro la donna alla guida dell'auto non venisse mossa alcuna accusa.
I genitori di Brandon non hanno accettato le conclusioni della polizia, ed è anche comprensibile. Hanno intentato una causa, chiedendo 900.000 dollari canadesi (circa 600.000 euro) di danni, sostenendo che le indagini non sono state abbastanza approfondite.
Secondo la coppia, il fatto che la strada sia dritta, in piano e che offra comunque una buona visibilità, consentendo a chiunque di vedere persino da grande distanza pure un "riflettore minimo" non è stato preso in considerazione.
La donna stava andando troppo veloce (in effetti il rapporto della polizia afferma che viaggiava a 90 km/h mentre il limite su quella strada è di 80 km/h), che stava inviando un messaggio al momento dell'incidente e che il marito l'aveva lasciata guidare «pur sapendo che non avrebbe dovuto» perché aveva bevuto: questo sostengono i genitori di Brandon, sebbene nulla di tutto ciò sia stato ancora provato o verificato.
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I poliziotti avrebbero invece concluso - sempre secondo i signori Majewski - che la colpa era dei ragazzi perché essi viaggiavano affiancati, erano vestiti di scuro e non indossavano i caschi. «Sono ragazzi; possono fare degli errori» ha dichiarato il padre alla stampa canadese.
Tutto ciò, come dicevamo, si può comprendere a partire dal dolore dovuto alla perdita del figlio. Meno comprensibile è il fatto che la donna alla guida del SUV abbia fatto causa ai tre ragazzi e alle loro famiglie, chiedendo 1,35 milioni di dollari canadesi (più di 900.000 euro) come risarcimento.
Secondo l'avvocato della donna, infatti, questa «ha provato e proverà enorme dolore e sofferenza», a causa dell'incidente ha subito «un grave shock» e «la sua capacità di godersi la vita è stata e sarà irrimediabilmente sminuita».
Tutto ciò potrebbe far parte soltanto di una tattica legale volta a far decadere la causa intentata dalla famiglia Majewski; c'è da sperare che sia così.
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