Torna a far discutere Sergio Canavero.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 22-09-2016]
Dopo un paio d'anni di silenzio, durante i quali ha continuato a lavorare, il professor Sergio Canavero è tornato alla ribalta per annunciare di essere pronto a effettuare il primo trapianto di testa tra pazienti umani.
Di più: Canavero ha affermato che il trapianto avverrà entro il Natale del 2017 in Cina, e per dimostrare quanto siano avanzate le sue ricerche ha pubblicato un video.
Nel video, ripreso da Sky News, si vede un cane barcollare sulle zampe e scondinzolare: ebbene, si tratterebbe di un cane cui tre settimane prima era stata completamente recisa la colonna vertebrale, e poi riattaccata.
Il "trapianto di testa" del professor Canavero dovrebbe essere in realtà più correttamente definito "trapianto di corpo": se ammettiamo che la coscienza della persona risieda nel cervello - o comunque che si esprima attraverso di esso pur esistendo indipendentemente, come afferma il professore - allora la persona "è" nella testa, ed è il corpo che viene trapiantato.
Al di là della questione semantica, lo scenario è da fantascienza o, a seconda di come la si veda, da romanzo dell'orrore: non è certo la prima volta che Canavero viene paragonato al dottor Frankenstein.
Il trapianto deve avvenire tra un ricevente pronto a farsi tagliare la testa e un donatore in stato di morte cerebrale ma con un corpo sanissimo.
Due équipe di chirurghi, per un totale di 150 medici, lavora per 36 ore a un procedimento la cui parte essenziale deve però essere conclusa in meno di un'ora.
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I due pazienti vengono raffreddati fino a una temperatura di 15 gradi, facendo perdere conoscenza al ricevente. Poi le due teste vengono separate dai corpi. Quella del donatore viene consegnata alla famiglia per la sepoltura, mentre quella del ricevente viene impiantata sul corpo del donatore: è questo passaggio che deve essere completato in un'ora.
Il problema più grosso è il ricollegamento dei fasci nervosi, che Canavero afferma di poter risolvere collegando almeno un 10% di fibre del fascio piramidale (poiché il professore afferma che non è necessario collegarle tutte) e usando una sorta di «colla biologica» composta da glicole polietilenico, che permette ai nervi di fondersi e stabilire i collegamenti nel nuovo corpo.
Dopo l'operazione, il paziente deve iniziare un periodo di riabilitazione che in capo a un anno lo porterà a camminare nuovamente, con la sua testa originale impiantata su un corpo nuovo.
Certo, la primissima persona a sottoporsi a questo intervento potrebbe non avere vita lunga, ma è una cosa da mettere in conto: «Quando Barnard ha fatto il primo trapianto di cuore il paziente ha vissuto 18 giorni. Il secondo un anno e mezzo. In ogni trapianto c'è un tasso di rischio» spiega Canavero.
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Trapianto di testa, le critiche della comunità scientifica
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