Serrature intelligenti bloccate dall'aggiornamento del firmware

Centinaia di smart lock hanno smesso di funzionare dopo un update automatico.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-08-2017]

Smartlock 6000i firmware

Le meraviglie dell'era digitale promettono un mondo interconnesso in cui, anziché compiere manualmente certe operazioni come si usava nell'epoca buia durata sinora, basta premere un tasto e l'apparecchio intelligente lavora per noi.

Prendiamo le chiavi, per esempio: una tecnologia vecchia di secoli (se non di millenni), e che oggigiorno può felicemente essere sostituita dagli smart lock sempre connessi a Internet, che si aprono digitando un codice su un tastierino numerico. A meno che un aggiornamento non li paralizzi.

Poco prima di ferragosto l'americana LockState ha rilasciato un update del firmware delle proprie serrature intelligenti.

Immediatamente dopo, gli utenti hanno iniziato a lamentarsi sui social network che i loro smart lock (modello Lockstate 6000i) da oltre 400 dollari avevano smesso di funzionare: qualunque cosa si immettesse con il tastierino veniva sistematicamente ignorata dal programma di controllo.

Il Lockstate 6000i è apprezzato dai suoi utenti perché si può connettere alla rete Wi-Fi domestica, e grazie a questa funzione se ne può monitorare costantemente il funzionamento. Inoltre, lo scaricamento degli aggiornamenti del firmware può avvenire in automatico.

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Non solo: grazie a una collaborazione tra LockState e Airbnb, quel modello di serratura intelligente è molto diffuso tra quanti mettono a disposizione il proprio alloggio.

Offre infatti la comodità di poter dare all'ospite un codice che si può facilmente cambiare dopo la partenza di questi, senza dover condividere una chiave (che può essere persa, copiata e via di seguito).

Il blocco degli smart lock è avvenuto a causa di un errore nella distribuzione dell'aggiornamento: sui 6000i connessi in Wi-Fi è stato installato un firmware inteso per i 7000i, e di conseguenza essi si sono bloccati.

Il guaio è che ciò li ha resi del tutto non funzionanti: non ci si può nemmeno aspettare che il problema sia sistemato da remoto, perché i poveri 6000i non riescono più a connettersi ai server del produttore.

Chi si trova in possesso di un Lockstate 6000i comatoso può ora fare soltanto due cose: rimuovere la parte che contiene il firmware e spedirla all'azienda, che provvederà a effettuare un aggiornamento manuale - e corretto - del programma (operazione che richiede dai 5 ai 7 giorni), oppure farsi inviare una serratura di ricambio (dai 14 ai 18 gioni).

LockState ha fatto sapere che si farà carico di tutte le spese che gli utenti dovranno sostenere per far tornare in funzione le loro porte, ma certamente l'alba dell'era della Internet of Things non è così rosea come si sarebbe potuto pensare.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti all'articolo (4)

{celacanto}
C'è qualcosa di veramente poco intelligente nel far dipendere le persone da un'unica struttura che in più, non ha un "piano B" degno di questo nome. E c'è ancora meno intelligenza nel pagare per dipendere da una simile struttura. Ma credo che questo sia un trend generalizzato....
28-8-2017 16:22

Forse l'epoca buia non era così buia e l'epoca digitale presenta anche molte spine e non solo rose e fiori... :wink:
18-8-2017 15:32

L'articolo sulle Smart Locks è ben scritto, ma la conclusione, ossia che l'alba della Internet of Things non è così rosea come "si sarebbe potuto pensare", non è condivisibile: il tipo di errore commesso (lo scambio di firmware fra due modelli diversi di hardware) è prevedibilissimo e solo un imbecille avrebbe potuto pensare... Leggi tutto
17-8-2017 10:45

{rosenhof}
Siamo alla preistoria della tecnologia, ma anche del diritto. Se penso ai disagi che molti utenti avranno avuto, con l'azienda che offre scuse e un rimborso di alcune spese (e quelle indirette, causate dal disagio?) su base volontaria...
16-8-2017 23:19

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L'app che permette di noleggiare un'autovettura direttamente dallo smartphone è molto contestata dai tassisti.
Non è necessario introdurre nuove regole per l'app. I tassisti hanno torto, perché il mondo si evolve ma loro ragionano come se Internet non esistesse, difendendo ciecamente la loro casta (che ha goduto di fin troppi privilegi negli ultimi anni).
I tassisti dovranno adeguarsi e mandare giù il boccone amaro, anche se un minimo di regolamentazione per l'app è necessaria.
L'app non va vietata del tutto, ma va limitata in modo pesante così da poter salvaguardare le esigenze dei tassisti.
L'app va completamente vietata: i tassisti hanno ragione a protestare, perché Uber minaccia il loro lavoro e viola leggi e regolamenti.
Non saprei.

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