Chrome, Firefox e Safari sono un po' meglio, ma non troppo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-03-2020]
Tutti i browser moderni - chi più, chi meno - hanno l'abitudine di "telefonare a casa", ossia inviare un certo numero di informazioni ai server dei propri produttori.
Gli scopi dichiarati sono del tutto legittimi: migliorare il funzionamento del browser stesso e dei servizi a esso collegati. Eppure gli utenti non sempre si rendono conto di quanto delle loro vite, in questo modo, finisce nelle mani di grandi aziende.
C'è da dire poi che alcuni browser sono più chiacchieroni di altri. Un recente studio condotto da Douglas J. Leith, del Trinity College di Dublino, ha permesso di capire meglio quali e quante informazioni i browser più diffusi condividano con i loro creatori, e di stilare una classifica.
Da ciò è risultato che i peggiori browser in assoluto, dal punto di vista della privacy, sono Microsoft Edge e il russo Yandex Browser: entrambi includono, tra le informazioni spedite "a casa", dati che permettono di risalire al dispositivo hardware su cui sono installati, e che non cambiano nemmeno se si rimuove e si installa nuovamente il browser.
Edge, in particolare, non solo invia le informazioni a un server che risponde all'indirizzo self.events.data.microsoft.com, ma dispone di una funzione di autocompletamento che «condivide dettagli sulle pagine web visitate» e li spedisce «a server che sembrano non collegati all'autocompletamento della ricerca».
Si comportano meglio altri browser, quali Google Chrome, Mozilla Firefox e Apple Safari: anch'essi chiamano casa, ma ciò che raccontano non è corredato di particolari che permettono di associare l'indirizzo IP di partenza al computer.
A posizionarsi in testa a questa classifica, con la qualifica di browser maggiormente rispettoso della riservatezza dei suoi utenti, è Brave Browser, ideato proprio per garantire un maggiore rispetto della privacy e limitare il tracciamento nel web.
A parziale discolpa di Edge e degli altri browser resta tuttavia da sottolineare un punto non secondario: le funzioni che inviano dettagli ai server dei produttori, come il citato autocompletamento, sono in realtà disattivabili dagli utenti.
In altre parole, è ancora possibile conservare un minimo di privacy pressoché con ciascuno dei browser più noti: basta perdere un po' di tempo per analizzare attentamente le impostazioni e regolarle di conseguenza.
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