Il passaggio di materiale segreto ai media complica la vita alla lotta al terrorismo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-10-2007]
L'intera storia ha più di un mese, ma solo da qualche giorno sono emersi i particolari grazie al Washington Post e le parti chiamate in causa hanno iniziato a parlarne.
Il 7 settembre il Site (Search for International Terrorist Entities), società statunitense fondata da Rita Katz con lo scopo di fare attività di intelligence nella lotta al terrorismo, contattò la Casa Bianca.
Il motivo di tale contatto era la scoperta, grazie all'infiltrazione all'interno della rete telematica segreta di Al-Qaeda, di un video di Osama Bin Laden non ancora diffuso.
Di lì a pochi minuti, e per le tre ore successive, dozzine di computer governativi (informazione ricavata dai loro indirizzi) procedevano allo scaricamento del video, attività prontamente registrata dai log del Site.
Ciò che seguì è piuttosto ovvio. Il video si diffuse rapidamente e nel pomeriggio le trascrizioni erano già arrivate alle televisioni, che le resero pubbliche con tanto di riferimento al Site.
La storia si conclude, per il momento, con Al Qaeda che si rende conto della debolezza della propria rete e prende le contromisure necessarie, mandando così in fumo il lavoro di anni fatto dal Site e da agenzie analoghe che contavano per la loro attività anche sulle vulnerabilità ancora aperte della rete.
La fuga di notizie è facilmente ascrivibile al governo degli Stati Uniti. E non è nemmeno la prima volta che succede qualcosa del genere. Molti ricorderanno la questione del rapporto sul caso di Nicola Calipari, le cui parti segrete erano state oscurate così malamente da essere pienamente recuperabili grazie a un banale copia-incolla.
Questa volta, la questione è forse ancora più grave: se nel caso del rapporto tutto era dovuto all'imperizia di qualcuno, la fuga di notizie riguarda una o più persone all'interno della stessa Casa Bianca, la cui leggerezza (o avidità, si potrebbe pensare) ha di fatto impedito il futuro sfruttamento di una preziosa fonte d'informazioni. Come poi si possa affermare di impegnarsi seriamente nella lotta al terrorismo quando qualcosa di così ovvio viene prontamente disatteso, resta un mistero.
L'agenzia Reuters, infine, ci informa sulla risposta di Washington: a far trapelare ai media le informazioni non sarebbe stato personale dei servizi di intelligence, ma si starebbe ancora cercando di capire che cosa sia veramente successo.
Secondo Ross Feinstein, portavoce dei servizi segreti, la possibilità di controllare le comunicazioni di Al Qaeda non sarebbe stata compromessa: "Abbiamo le persone appropriate e i metodi appropriati".
D'altra parte, Rita Katz ha dichiarato al Washington Post: "Eravamo in contatto con fonti che ci fornivano informazioni uniche e importanti dall'interno del mondo nascosto di Al Qaeda", da che si deduce che ora ciò non è più possibile. E nonostante le dichiarazioni di Feinstein, lo stesso giornale riporta che un ufficiale avrebbe detto che il Site era stato "estremamente utile" nello stanare i segreti di Al Qaeda.
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