Il rinnovamento ha tutta l'aria di essere stato imposto dalle recenti iniziative giudiziarie.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-09-2010]
Il procedimento relativo al caso Buzz, transato col pagamento di otto milioni e mezzo di dollari per compensare la class action iniziata nello scorso febbraio da almeno sette utenti di Gmail, ha trovato infine un bonario componimento con il pagamento di una somma di circa 2.500 euro a ciascuno dei ricorrenti, mentre circa 25.000 euro andranno agli studi legali.
La residua somma andrà invece a costituire un fondo gestito dalle associazioni che difendono la cultura e la vita privata dei cittadini e, considerando la fondatezza dell'accusa rivolta a Google di utilizzare gli address book degli utenti per proporre i propri servizi, occorre dire che la multinazionale se l'è cavata ancora con poco.
La vicenda comunque dovrebbe aver fornito lo spunto necessario ad una revisione pressoché totale delle policy aziendali relative alla privacy degli utilizzatori, sinora forse gestita con una certa approssimazione in quanto, dettato un indirizzo unico di massima, ogni servizio in genere adottava regole proprie ingenerando non poca confusione: ogni policy correva il rischio di essere percepita come relativa a tutto l'insieme dei servizi offerti.
Utenti e visitatori potranno consultare il nuovo testo, ripulito dalle ricorsività e dalle incongruenze nonché assoggettato ad un "completo restyling" per quanto riguarda la "reading comprehension" tanto per usare l'ormai imperante anglomania lessicale.
I prodotti per ora toccati della revisione saranno Gmail, Feedback, Google, Maps, Talk, Tasks, Calendar, Docs, Firefox Extensions, G1, 3D Warehouse, App Engine e Calendar, salvo ripensamenti o aggiunte dell'ultimo momento.
Per salvare almeno la faccia se non il portafoglio, il management di Google afferma: "Tanto per essere chiari, non modificheremo alcuna delle nostre regole sulla privacy".
Solo l'avvenire svelerà se hanno scherzato sino all'altro giorno oppure se lo scherzo avrà inizio dai primi di ottobre in poi; cioè se il cambiamento, ammesso che ci sia, implicherà un cambiamento di rotta o un rifacimento solo di facciata.
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