Il misterioso "patto segreto" con il social network non è mai esistito. La Polizia Postale smentisce le accuse de L'Espresso.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-10-2010]
Il "patto segreto con il social network" con cui L'Espresso di ieri cercava di allarmare gli internauti non esiste. Già lo sospettavamo quando abbiamo dato notizia dell'apparizione dell'articolo sul sito di Repubblica: imprecisioni, parole troppo vaghe, argomenti che non c'entravano niente aggiunti solo per allungare il brodo hanno minato immediatamente la credibilità dell'autore.
L'unico che ha dato retta all'articolo di Giorgio Florian è stato il suo collega Alessandro Gilioli il quale, nel proprio pezzo Una bomba sui cittadini della rete, parla di "fonti certe e affidabili" per le quali "non basta certamente una smentita rituale".
Scrivere così è come dire che, qualunque cosa dicano i diretti interessati, l'autore non crederà mai alle loro parole preferendo le "fonti certe" del collega che però sbagliano anche a indicare il luogo del presunto accordo segreto, visto che i colloqui (questi sì realmente esistenti) non si sono tenuti a Palo Alto - come sostiene Florian - ma a Roma.
Già ieri facevamo notare che, se l'accusa de L'Espresso fosse stata vera, la polizia "si sarebbe arrogata il diritto di scavalcare non solo le norme che proteggono la riservatezza dei cittadini e ma anche quelle che regolano la conduzione delle indagini".
Apruzzese si muove infatti nella stessa linea quando dice che "ci muoviamo sempre con l'autorizzazione della magistratura. Anche perché nel caso contrario tutto ciò che si fa non avrebbe alcun valore processuale. Anzi, se violassimo la rete senza autorizzazione della magistratura commetteremmo un reato penale".
In che cosa è consistito, dunque, l'incontro tra le forze dell'ordine italiane e i rappresentanti di Facebook? È ancora Apruzzese a spiegarlo, ripetendo quanto già si sapeva ai tempi dei colloqui. L'articolo continua sotto
I dirigenti del social network, accompagnati dai loro legali, "hanno illustrato le procedure per chiedere e ottenere l'accesso alla rete per vicende di polizia giudiziaria e, soprattutto per quali casi, in base alla legislazione anglosassone, si possono concedere le autorizzazioni. Hanno spiegato punto su punto, abbiamo stilato le linee guida e girato le direttive a tutti gli organismi di polizia italiana".
Le autorizzazioni trattano i reati contro la persona, quelli contro il patrimoni, i suicidi, gli omicidi e la criminalità organizzata. Per tutto ciò ci sono delle procedure veloci, che permettano di intervenire tempestivamente facendo a meno della lunga trafila delle autorizzazioni internazionali, ma sempre dopo l'avallo di un magistrato.
Tutto ciò, naturalmente, non servirà a convincere chi ha cercato di creare lo scoop o i sostenitori del complotto a tutti i costi: costoro potranno sempre dire che chi ha l'accesso a un sistema può usarlo per i propri fini, con o senza l'autorizzazione dei magistrati.
Si tratta di un'obiezione molto debole: intanto la Polizia non ha accesso, ma ha le modalità per ottenere l'accesso, modalità che richiedono l'intervento di un magistrato. Qualora poi qualche poliziotto per ragioni sue utilizzasse vie traverse a lui disponibili per accedere ai profili degli utenti - commettendo un reato e raccogliendo informazioni inutilizzabili in tribunale - agirebbe di propria iniziativa, e non certo in base a un accordo ufficiale e segreto.
Sarebbe insomma un caso analogo a quello del giornalista che avrebbe usato le proprie conoscenze presso la Guardia di Finanza per ottenere informazioni riservate: avrebbe forse buone intenzioni, ma andrebbe contro la legge e nessun "patto" - specie se inesistente - potrebbe proteggerlo.
In definitiva, un accordo tra Facebook e Polizia italiana c'è stato, e ne abbiamo già riferito tre settimane fa perché era stato annunciato pubblicamente. Ma questo accordo ha solo lo scopo di semplificare le procedure, non garantisce alle nostre forze dell'ordine l'accesso illimitato e immediato a tutta Facebook: anche volendo vedere i complotti a tutti i costi, risulta difficile crederlo.
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