L'amministratore delegato Patuano e uno degli azionisti più forti si confrontano sul futuro di Telecom. Ma entrambi senza soldi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-11-2013]
Marco Fossati, con il suo 5% e più di azioni di Telecom Italia, è uno dei maggiori azionisti.
Ma Fossati non è dentro il patto di controllo di cui fa parte Telefonica e non ha diritto a essere presente in Consiglio di Amministrazione.
Fossati è l'erede di una delle maggiori famiglie industriali italiani: dopo aver venduto il pacchetto di controllo della Star, ha reinvestito la maggior parte dei suoi capitali in Telecom Italia; ma ora il valore del suo investimento è più che dimezzato.
Mentre dei dadi per cucina non si può fare a meno e il made in Italy in cucina rende sempre di più, Telecom ha visto scendere ricavi e valore del titolo, al di là delle più rosee previsioni.
Con il senno di poi Fossati non reinvestirebbe in Telecom e si terrebbe volentieri i suoi dadi; ma ora vuole vender cara la pelle.
Secondo Fossati, Telefonica prenderebbe il controllo di Telecom Italia solo per vendere le attività brasiliane e ricavarne il più possibile, abbandonando poi Telecom (privata dei suo ricchi dividendi "carioca") a un gramo destino. Per questo contesta la decisione di vendere la telecom argentina.
Purtroppo,gli utili di questa consociata non sono esportabili in Italia a causa della legge voluta dalla presidentessa Kirchner, per proteggere l'economia argentina; quindi non ha molto senso tenerla.
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Fossati ha probabilmente ragione a contestare la vendita della società in cui Telecom vuole fare confluire i suoi immobili e torri: questo causerebbe infatti un aggravio ulteriore di costi di affitto, oltre a quelli che Telecom già paga, in seguito alle dismissioni immobiliari di Colaninno e di Tronchetti Provera.
Fossati perciò vuole una nuova assemblea degli azionisti in cui sfidare e cercare di sostituire Marco Patuano, attuale amministratore delegato, che per ora gode della fiducia degli spagnoli.
Il fatto è che le differenze sostanziali fra Patuano e Fossati sono quasi inesistenti. Tutti e due si oppongono all'aumento di capitale, all'immissione di nuove risorse finanziarie in Telecom.
Entrambi rappresentano quegli azionisti che non vogliono metterci altri soldi freschi per fare maggiori investimenti in banda larga, ma cercano di realizzare il più possibile, anche a scapito di prospettive di medio-lungo termine per Telecom Italia e per la sua mission.
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