I ricercatori studieranno ogni tweet per mappare le relazioni nell'era dei social network.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-10-2014]
Dieci milioni di dollari in cinque anni per studiare i tweet e realizzare nuove piattaforme che permettano a singoli e istituzioni di discutere i problemi più urgenti della società.
È questa l'impresa in cui si è lanciato il Media Lab del MIT con la creazione del Laboratory for Social Machines (LSM); i 10 milioni di cui parlavamo all'inizio provengono proprio da Twitter, che ha deciso di finanziare la ricerca.
Nonostante l'interesse finanziario del social network, il LSM lavorerà in maniera del tutto indipendente e utilizzerà non soltanto i contenuti di Twitter ma, in generale, quelli disponibili attraverso i mezzi sociali e i mass media.
Per quanto riguarda Twitter, dove ogni giorno vengono postati 500 milioni di nuovi tweet, il social network fornirà al MIT accesso completo all'intero feed dei messaggi sin dall'apparizione del social network nel web, che risale al 2006.
L'iniziativa - spiega il MIT stesso - «si concentrerà sullo sviluppo di nuove tecnologie per comprendere gli schemi semantici e sociali che si sviluppano all'interno della vasta gamma dei mass media, dei social media, dei flussi di dati e dei contenuti digitali. La scoperta degli schemi e la visualizzazione dei dati sarà esplorata per rivelare gli schemi di interazione e gli interessi condivisi all'interno di sistemi sociali rilevanti, e allo stesso tempo verranno sviluppati strumenti collaborativi e app mobili per dar vita a nuove forme di comunicazione pubblica e organizzazione sociale».
Tutto ciò si tradurrà - sostiene Deb Roy, professore associato presso il Media Lab del MIT e capo del LSM - in un «potente catalizzatore per aumentare la responsabilità e la trasparenza, dando vita a una visibilità reciproca tra istituzioni e individui».
«A mano a mano che i social media ci portano verso una nuova era di comunicazione e impegno, il LSM, in collaborazione con Twitter, creerà degli strumenti di analisi per aiutarci a trasformare in realtà la visione di una nuova sfera pubblica» conclude Joi Ito, direttore del Media Lab.
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