La raccolta avviene all'insaputa dell'utente.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-03-2022]
Secondo uno studio da poco pubblicato, ci sono due app fondamentali tra quelle predefinite di Android che, zitte zitte, inviano dati a Google, anche se non ne avrebbero alcuna necessità.
Lo studio si intitola What Data Do The Google Dialer and Messages Apps On Android Send to Google? ed è stato scritto dal professor Douglas J. Leith, del Trinity College di Dublino.
Egli sostiene, e il suo studio pare confermarlo, che l'app di gestione del telefono e quella di gestione degli SMS inviano dei dati che consentirebbero di ottenere informazioni sensibili sulle comunicazioni dell'utente.
Telefono e Messaggi sono preinstallate su oltre un miliardo di dispositivi e, anche se esistono diverse alternative che possono sostituirle, la maggior parte degli utenti non vede alcun motivo per farlo: sono semplici e svolgono il loro compito. Ora, però, le preoccupazioni per la privacy potrebbero spingere alcuni a cambiare idea.
Lo studio del professor Leith fa notare come per queste app non sia necessario accettare alcuna informativa sulla gestione dei dati, che è obbligatoria per tutte quelle app di terze parti che gestiscono i dati degli utenti.
Ciò nonostante, ogni volta che vien ricevuto o inviato un SMS, l'app Messaggi invia ai server dei Google una segnalazione dell'evento, completa di data e ora e, del numero di telefono del mittente/destinatario e di un hash del contenuto del messaggio, tramite il quale il messaggio stesso può essere identificato in maniera univoca.
L'app Telefono si comporta in maniera analoga, inviando ai server informazioni circa l'ora e la durata della chiamata, insieme a un ID univoco per il dispositivo Android e legato all'account Google usato per la sua gestione.
Inoltre, entrambe le app inviano informazioni circa le abitudini d'uso dell'utente, che includono il numero di utilizzi nel corso della giornata, l'ora, l'eventuale esecuzione di azioni come la ricerca di contatti o la navigazione tra le conversazioni.
Non c'è nessun modo - spiega ancora lo studio - per evitare che tutto ciò avvenga e, sebbene si possa immaginare che Google voglia spiegare la raccolta di tutti questi dati con finalità di miglioramento delle app stessa, viene da chiedersi come mai il fenomeno non sia stato reso noto sin dall'inizio.
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