Alessandro Gaeta è l'inviato "di guerra" della Rai a Nassiriya, che tiene quotidianamente un blog su ciò che vede e non può andare in onda.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-05-2004]
Alessandro Gaeta, giornalista, 40 anni, ha iniziato il suo lavoro da Samarcanda e poi a "Rosso e Nero" di Michele Santoro. Oggi è inviato specale (di guerra) della Rai da Nassiriya in Iraq. Oltre a lavorare e ad apparire in Tv, tiene un blog quotidiano, in cui racconta quello che vede: TeleBlog. Sulla sua esperienza e sul suo blog, gli abbiamo rivolto qualche domanda.
ZN: Perché un blog per un inviato speciale? Non bastano le trasmissioni televisive? In cosa tenere un diario on line può arricchire o cambiare la tua esperienza professionale, già così ricca e stimolante?
Alessandro Gaeta: "L'informazione Tv è sintesi estrema: un testo per un servizio di telegiornale è lungo al massimo 15 righe invece delle settanta-novanta righe di un articolo quotidiano. Alla fine della giornata ci sono tante di quelle informazioni nel mio taccuino che è un peccato lasciarle lì. E poi da quando ho registrato il sito TeleBlog.tv ho ripreso a fotografare. L'ho riempito con tantissime foto dei miei viaggi e anche questo è un bel modo di fare informazione".
Alessandro Gaeta: "Vorrei chiarire questo aspetto: non è che in Teleblog trovi spazio quello che viene censurato dalla Rai, assolutamente. I testi e le foto messi in rete sono parte integrante del mio lavoro quotidiano. Provare per credere: l'inutilità degli aiuti umanitari, l'acqua che non arriva nelle case, gli orrori di questa guerra che non è mai finita, facevano e fanno parte delle mio lavoro. Finora nessuno mi ha censurato, né la tendenza all'autocensura ha effetti su di me".
ZN: Un giudizio sintentico e spassionato su come l'informazione italiana sta trattando e tratta l'Iraq? So che tu sei parte in causa, ma proprio per questo è importante il tuo parere.
Alessandro Gaeta: "Tutto dipende da chi tiene in mano la penna o meglio il microfono. Per fare un bollettino di guerra giornaliero senza muoversi dall'albergo non c'è bisogno di venire in Iraq. L'informazione italiana racconta poche storie e predilige il bollettino di guerra. Dimenticando che la missione del giornalismo di guerra è un'altra: ricordare a chi se ne sta a casa davanti alla Tv che la guerra è prima di tutto sofferenza".
ZN: La domanda di rito, forse scontata: perché lo fai? Cosa ti fa rischiare la vita mentre potresti fare questo mestiere prendendotela più tranquilla?
Alessandro Gaeta: "Quando riesci a raccontare bene una storia, quando ti accorgi che quello che hai visto con i tuoi occhi sei riuscito a riprodurlo nel tuo servizio... beh, la soddisfazione è tanta".
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
Controllare l'invecchiamento | ||
|