Attacco hacker contro Camera, Senato e Siae

Atti di pirateria on line contro i siti delle Camere e della Siae. La protesta va avanti.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-05-2004]

Mentre veniva pubblicizzato il Netstrike che si prepara per il prossimo 31 maggio contro il sito dei Beni Culturali, con una chiara assunzione di responsabilità da parte di chi lo organizza, hacker anonimi (o "cracker", come preferisce dire qualcuno) hanno reso inagibili i siti di Camera, Senato e Siae.

L'attacco di pirateria on line è stato denunciato e condannato da Fiorello Cortiana, senatore dei Verdi. Cortiana è molto validamente impegnato a contrastare il Decreto Urbani, anche se la sua decisione di ritirare gli emendamenti al Decreto e sospendere l'ostruzionismo, in cambio della promessa di Urbani di abolire le sanzioni penali per il file-sharing per uso personale, è stata molto criticata sulla Rete e la sua opportunità politica sarà tutta da verificare alla luce delle prossime mosse del medesimo.

Ha comunque ragione Cortiana quando distingue tra atti di pirateria informatica, che danneggiano un sito e che sono perseguibili penalmente, e il Netstrike, che è una forma legittima e temporanea di protesta sociale. Il Netstrike consiste nel raggiungere in moltissimi contemporaneamente un sito web, bloccandone l'accesso per un breve periodo. Gli atti degli hacker non sono stati, comunque, particolarmente gravi e nocivi, poiché i siti web di Camere e Siae funzionano ora perfettamente senza, apparentemente, gravi problemi di sorta.

Il dissenso sarebbe sempre bene che rimanesse all'interno della legalità costituzionale, anche se c'è da interrogarsi sui gravi limiti di una democrazia come quella italiana dove si legifera così pesantemente, unici in Europa, attraverso la decretazione d'urgenza su una materia così delicata che investe la privacy e la libertà dei cittadini.

In Italia si è evidentemente troppo sensibili alle potenti lobby dei discografici e delle case cinematografiche, nonché dei produttori di software proprietario, assolutamente insensibili alle proteste della Rete che in forma civile e non violenta centinaia di migliaia di cittadini hanno espresso con firme on line, commenti, in forum, newsgroup, lettere ai giornali della carta stampata e manifestazioni.

Va ricordato che sono state accolte solo le obiezioni al decreto Urbani espresse dalla lobby dei provider Internet e da Telecom Italia, preoccupate per gli obblighi di repressione del fenomeno che la prima versione del decreto imponeva.

Per non parlare del Capo del Governo, che è proprietario di grandi case di produzione e distribuzione musicale, cinematografica e televisiva: non esiste una legge che regoli il conflitto di interessi, nonostante le sue promesse, e né lui, né il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta (azionista Mediaset) sono usciti dal Consiglio dei Ministri che ha approvato il Decreto Urbani; la stessa maggioranza parlamentare è formata da molti ex uomini Fininvest.

Nessuno dei partiti che hanno approvato (o che si sono astenuti) sul decreto Urbani aveva mai parlato di provvedimenti di questo tipo nella campagna elettorale del 2001.

A questo punto è chiaro che qualche giovane perda la pazienza, non creda più nel confronto democratico e si presti ad atti, sia pure lievi, di pirateria informatica contro i siti delle istituzioni. Sta alle istituzioni essere capaci di riconquistare la fiducia dei cittadini. Intanto il Ministro stanca ha reso note le cifre di un sondaggio tra gli italiani rispetto al file sharing, che riporto senza commenti perché eloquenti.

Secondo una ricerca Ac Nielsen, commissionata da FPM, negli italiani è aumentata la consapevolezza che il download di opere protette è illegale (55% contro il 48% del 2003) ed è diminuita la percentuale di coloro che dichiarano che continueranno a scaricare file senza autorizzazione (56% contro 67,5%).

Attualmente gli italiani che usano Internet per procurarsi file musicali sono circa 4 milioni, e sono soprattutto giovani. Solo il 14,7% scarica musica a pagamento, mentre il 63,3% lo fa gratuitamente e il 35,1% tramite condivisione. Il terminale preferito è il Pc di casa, sempre più sostituito da anonime postazioni a scuola o a casa di amici.

Urbani vorrebbe criminalizzare l'Italia, ma c'è un'Italia che non vuole farsi criminalizzare. Come la mettiamo?

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (ultimi 5 di 14)

Salomba
reazione legittima Leggi tutto
4-6-2004 05:27

Laura
Sono d'accordo che fare macello nei siti serve a poco e anzi fa passare tutti gli interessati ai download come testine di cavolo... scusate il termine, eh...Lo sciopero degli acquisti secondo me va bene. No cinema, no Cd, no DVD... soprattutto la roba dichiaratamente costosa. Oggi ho visto un film per bambini in videocassetta a 16... Leggi tutto
29-5-2004 21:57

gigi
..... vi posso dire una cosa? Leggi tutto
29-5-2004 14:19

Piero
Non c'era necessità del decreto Urbani già da prima era reato appropriarsi indebitamente di opere e lavoro altrui. Free significa libero ma per molti significa non libero ma gratis. La questione a mio parere è un'altra. C'è uno strapotere di chi produce software (ved. le licenze d'uso, i bug corretti... Leggi tutto
28-5-2004 13:18

No! Leggi tutto
28-5-2004 12:48

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