Un'altra new economy è possibile

Libertà digitali, new economy e sfruttamento del lavoro.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-02-2006]

Foto di Tijmen van Dobbenburgh

Potremmo definire Sergio Bellucci una versione high-tech di Bertinotti; è il giovane responsabile per l'innovazione tecnologica del Partito della Rifondazione Comunista, autore di un recente saggio dal titolo "E-work: lavoro, rete, innovazione" con una postfazione di Domenico De Masi.

A Bellucci abbiamo posto qualche domanda sul rapporto tra centrosinistra e libertà digitali, new economy e sfruttamento del lavoro.

ZN: Rifondazione si era opposta alla criminalizzazione del file-sharing. Oggi si legge che Marco Cappato dei Radicali-Rosa nel Pugno abbia chiesto formalmente al tavolo che ha licenziato il programma dell'Unione, l'inserimento dell'abolizione della legge Urbani come impegno per il prossimo governo di centrosinistra, e che la questione sia stata rimandata a ulteriori approfondimenti. Qual è la vostra posizione?

Sergio Bellucci: "Nella parte del documento programmatico dell'Unione dedicata ai temi della comunicazione ho posto con forza il tema delle nuove frontiere definite dall'avvento del digitale e l'impegno a rivedere i confini e le modalità della gestione dei contenuti è scritto nero su bianco. "Elaborazione di nuove forme di tutela della proprietà intellettuale, specialmente nel digitale, conciliando i diritti di autori ed editori con l'interesse comune alla massima diffusione della cultura e delle idee". Questo è il contenuto del programma a cui hanno contribuito, attraverso una forte partecipazione, decine di associazioni".

ZN: Non è chiara la posizione dell'Unione sui temi della flessibilità selvaggia, largamente utilizzata nei call center e nel settore dell'Ict: Romano prodi dice che vuole riformare la legge 30, la sinistra dei DS ha presentato una sua proposta di legge e Rifondazione dice di volerla abolire. Se vincesse Prodi, un ragazzo quante possibilità avrebbe di ottenere un contratto di lavoro con cui mettere su casa, sposarsi o convivere?

Sergio Bellucci: "L'impianto delle tutele del lavoro deve essere esteso e riproporre l'uso del lavoro non a tempo indeterminato come un uso "eccezionale" e a un costo più alto per l'azienda. Su questo punto, pur con molti distinguo, l'impegno dell'Unione mi sembra univoco. Il punto, come sempre nelle battaglie sociali e politiche, sono la capacità e il consenso di massa su di una questione. Occorre trasformare il disagio, esteso e dilagante, in un "No" motivato e forte (oserei dire, generazionale) che condizioni il "fare" del prossimo governo. I programmi non si discutono solo a tavolino, ma si realizzano nel concreto delle dinamiche sociali. Se vogliamo vincere la precarietà non basterà "aspettare" che qualche governo amico la cancelli. Va esplicitamente chiesto alle forze politiche di dire esplicitamente cosa vogliono fare e rafforzare chi si batte per obiettivi che sono condivisi".

ZN: La CGIL compie 100 anni: le sembra che il sindacato sia attrezzato per tutelare i lavoratori della new economy?

Sergio Bellucci: "Il primo punto è tornare a contrattare. Anzi è forse l'unico punto reale di un programma "sindacale" che voglia affrontare i temi delle trasformazioni del lavoro. I grandi problemi sindacali di questi anni sono dipesi, in maniera determinante, dalla rinuncia alla contrattazione nell'introduzione delle tecnologie informatiche (spesso determinata dalla incapacità culturale e dalla ignoranza tecnologica). Le tecnologie, e in maniera particolare i benefici in riduzione di tempi, maggiore efficienza e maggiore efficacia, producono enormi vantaggi che sono stati poco distribuiti socialmente e sono rimasti appannaggio solo di una parte della società. Non parlo dei telefonini o dei lettori di musica o film. Parlo delle tecnologie utilizzate nel ciclo produttivo, nelle aziende e nei servizi. Questo ha determinato uno squilibrio sociale fortissimo (i tanti ricchissimi e i nuovi poveri)".

ZN: E nell'immediato?

Sergio Bellucci: "Ora è arrivato il momento di aprire a una nuova fase di natura sindacale. Quando un posto di lavoro viene "cancellato" da una macchina, il vantaggio prodotto non può più essere solo appannaggio dell'azienda. Quel vantaggio va ridistribuito socialmente, sia in termini diretti, sia in termini indiretti. Questo, naturalmente, se si pensa a una società nella quale la distribuzione della ricchezza avvenga ancora attraverso il riconoscimento del valore del lavoro.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (1)

{utente anonimo}
Politichese: come al solito Leggi tutto
27-2-2006 21:33

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