Dipendenza di terza generazione

L'uso dei cellulari tra utilità, necessità e dipendenza



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-05-2006]

Comunicazione tecnologica

Dal 3 Aprile del 1973, giorno della prima chiamata da telefono cellulare mobile, questa straordinaria invenzione ha fatto moltissima strada. Di protocollo di comunicazione in protocollo di comunicazione, il cellulare già alla sua seconda generazione è giunto molto al di là del suo mandato tecnologico, che è semplicemente quello di farci comunicare.

Oggi questa possibilità è talmente data per scontato da non guidare più le nostre scelte d'acquisto, le quali sono spesso pilotate da "priorità" quali l'estetica, oppure, nei casi più virtuosi, da feature da utilizzare in solitario quali musica, video, immagini, giochi, navigazione e via dicendo.

Certamente grossi passi in avanti sono stati fatti anche strettamente sul fronte della comunicazione, basti pensare alle videochiamate rese possibili dai cellulari di terza generazione. Ma il futuro, e la possibilità per i produttori di venderci nuovi cellulari e per i gestori di vendere traffico e servizi, è tutto nella multimedialità, che fluirà copiosa: la banda potrà arrivare a 1 Gbit/s (questa è la velocità che la NTT DoCoMo, la principale azienda di telefonia giapponense, afferma di aver raggiunto in un test sulla comunicazione cellulare di quarta generazione).

Non c'è però bisogno di guardare avanti a un futuro lontano ancora quanto meno quattro o cinque anni, per vedere come la diffusione dei cellulari abbia cambiato la nostra società. A partire dalle degenerazioni ortografiche indotte dagli SMS: Xh, cmq, tvtb, Xké, +o- ecc., per passare ai tormentoni televisivi ("videochiamami") e alle espressioni che 15-20 anni fa nessuno avrebbe compreso ("non ho campo", "se mi chiami, mi ricarico"). Dove il cellulare ha inciso maggiormente è però nelle nostre abitudini di vita.

Per alcuni il telefonino rappresenta un utile o addirittura indispensabile strumento di lavoro, per altri un valido ausilio nella vita di relazione, per altri ancora è diventato un'appendice inseparabile. Acceso di giorno e di notte, al lavoro o a scuola e nel tempo libero, nei giorni feriali e festivi, il cellulare rappresenta oggi una delle più comuni forme di dipendenza, forse in assoluto la più diffusa tra quelle socialmente accettate.

E' una dipendenza che fa costume e che, dopo aver saturato la fascia dei consumatori adulti, si rivolge ormai agli adolescenti e ai bambini, soggetti certamente più deboli ai messaggi mediatici e propensi all'acquisizione di comportamenti scorretti nell'utilizzo dell'oggetto più desiderato dagli italiani (chissà quando ci capiterà di vedere i cartoni animati interrotti dalla pubblicità dell'ultimo cellulare).

Gli atteggiamenti più estremi (di chi, refrattario al contatto umano diretto, utilizza il telefonino in maniera compulsiva alla ricerca di relazioni tecnologicamente mediate) sono fortunatamente di una minoranza. Ma è anche vero che in tantissimi non riescono a fare a meno del cellulare.

Certo gli italiani sono aperti e comunicativi per stereotipo e per realtà, ma spesso i messaggi sbagliati sono volutamente innescati da un certo tipo di pubblicità. Quante volte ci è capitato di vedere in Tv gruppi di ragazzi ognuno con il cellulare in mano a chiamare chissà chi, senza curarsi di chi gli era seduto a fianco?

Quanto dipendi dal cellulare? Vota il sondaggio e discutine sul forum.

1) Non posseggo un cellulare

2) Spesso lo dimentico e quando lo porto con me a volte lo lascio o lo dimentico spento

3) Lo utilizzo con una certa frequenza, ma ne potrei fare a meno

4) Per lavoro è un compagno inseparabile, ma alla sera e nei week-end lo spengo volentieri

5) Senza mi sentirei incompleto

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