Quel pasticcio di Tim Brasil

I sindacati e i Ds sono contro la vendita; ma senza quei soldi Telecom non può investire nella banda larga.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 25-11-2006]

Valuta brasiliana (foto di Nara Vieira da Silva Os

Il primo a schierarsi apertamente contro la vendita da parte di Telecom Italia della sua consociata Tim Brasil è stato Piero Fassino, segretario dei Ds, criticato da chi lamenta le eccessive ingerenze nel mondo degli affari da parte dei partiti in genere, dei Ds e del loro segretario. Fassino peraltro ha criticato, definendolo addirittura "un assassinio", la cessione da parte della Bnl delle sue attività, sempre in America Latina.

Ora ci si mettono anche i sindacati del settore, che hanno proclamato uno sciopero dei lavoratori Telecom Italia per il prossimo 21 dicembre, sempre contestando la scelta di vendere Tim Brasil come rinunciataria rispetto a un ruolo da "global player".

Lo stesso Calabrò, presidente dell'Authority per le comunicazioni, aveva individuato in uno dei punti deboli di Telecom il fatto che la politica di dismissioni delle attività estere portate avanti da Tronchetti abbia reso troppo dipendente dal mercato interno, sempre più segnato dalla concorrenza e dalle stesse decisioni dell'Authority, la redditività dell'ex monopolista.

Senza l'apporto finanziario (qualificabile in circa cinque miliardi di euro) costituito dalla vendita di Tim Brasil, Telecom Italia non potrebbe reggere lo sforzo ormai non più prorogabile per l'ammodernamento della rete a banda larga per andare verso l'Internet di seconda generazione e superare l'Adsl.

Se i ricavi della vendita, anzichè essere reinvestiti nella banda larga, servissero solo per un superdividendo da dare a Tronchetti e soci, allora i timori del sindacato e della sinistra non sarebbero infondati.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (1)

{scoppe}
RIDURRE I DIVIDENDI Leggi tutto
25-11-2006 10:33

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