Politica e affari in Telecom e altre storie

Bruno Tabacci, noto parlamentare del centrodestra (ma molto critico con Berlusconi), rilegge la vicenda Telecom Italia e il rapporto politica-banche.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 22-05-2007]

Foto di Tijmen Van Dobbenburgh

Bruno Tabacci, parlamentare dell'Udc, uomo del centrodestra ma considerato da Berlusconi "una spina nel fianco", soprattutto reduce della Prima Repubblica in cui è stato presidente della Regione Lombardia, parlamentare ed uno dei "colonnelli" della Dc di De Mita, rilegge le vicende economiche, politiche e finanziarie degli ultimi anni in Italia, a partire dal caso Telecom, in un libro-intervista al giornalista economico del Corriere della Sera Sergio Rizzo, appena uscito presso Laterza.

Tabacci è un politico di professione, meglio di razza, pieno di passione per la politica e un "conservatore illuminato", come si diceva una volta, e non ha tanti complessi di inferiorità nei confronti del capitalismo all'italiana di cui critica limiti ed insufficienze senza pietà.

Per questo parte dalla considerazione che nella Prima Repubblica, prima di Mani Pulite, le cose non andavano tanto bene perché i banchieri si facevano dare ordini dalla politica: c'era troppa politica negli affari mentre, oggi, il problema è che c'è troppo poca politica, troppi affari nella politica e sono i banchieri a comandare i politici e a fare il bello e il cattivo tempo nella società italiana.

E' un giudizio tremendamente d'attualità, se pensiamo che in pochi mesi sono nati in Italia almeno tre colossi bancari tra i più grandi del mondo: Intesa-SanPaolo, Unicredit-Capitalia, Banca Popolare Verona-Novara-Lodi, i cui i manager controllano in gran parte l'industria e i servizi del nostro Paese e hanno disponibilità finanziarie superiori a tutte le altre aziende.

Non a caso, con malizia, Tabacci ci ricorda che quando Tronchetti Provera si volle lamentare dell'atteggiamento di Prodi con lui e Telecom, non ne parlò con Prodi stesso o un altro politico ma con Giovanni Bazoli, presidente-padrone di Intesa-San Paolo e sponsor di Prodi.

Tabacci, mantovano come l'ex manager e azionista di controllo Roberto Colaninno, ricorda come nacque l'Opa su Telecom. Cominciò con l'Opa del Monte dei Paschi di Siena, banca vicina ai Ds perché governata dagli stessi amministratori locali diessini di Siena, sulla Banca Popolare di Mantova in cui era presente Colaninno.

Dall'alleanza Mps-Colaninno-D'Alema, con l'appoggio di Fazio, governatore di Bankitalia, nasce l'Opa su Telecom fatta in spregio alle regole di non intervento nelle aziende che, oggi, tutti dichiarano di voler rispettare. Poi Colaninno esce e passa la mano a Tronchetti perché, ricorda Tabacci, i furbetti del quartierino come Gnutti, Ricucci e consorte di Unipol devono realizzare e non sono interessati a un progetto industriale.

Alla fine in Telecom Italia a comandare rimangono solo le banche; ma il problema, ci dice Tabacci, (e non gli si può dare torto) è che sulla politica e sui giornali italiani sono le banche e i banchieri italiani a comandare e non gli elettori: in sostanza la classe politica italiana è un apparato costoso e inutile.

Scheda
Titolo: Intervista su Politica e Affari
Autore: Bruno Tabacci, a cura di Sergio Rizzo
Editore: Laterza
Prezzo: 10 euro

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (1)

Sarebbe forse più esatto dire che Prodi è sponsor del SanPaolo? Se non vado errato, fu ben lui l'artefice dell'acquisizione, dopo che Intesa aveva svuotato le casse per salvare Alitalia. Ma questa è un'altra storia... :-( Leggi tutto
22-5-2007 14:11

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