Gli artisti accusano le case discografiche: non hanno ancora visto un euro delle somme recuperate tramite la lotta alla pirateria o patteggiate con gli utenti del peer to peer.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-03-2008]
Probabilmente un po' tutti si saranno fatti la fatidica domanda: ma che fine hanno fatto i soldi che gli accusati di pirateria hanno dovuto pagare alle major discografiche? Logica vorrebbe che, avendo la pirateria danneggiato gli artisti, come spesso proclamato, a questi stessi artisti andasse il compenso. Errore.
Infatti ora si sa dove non sono finiti questi soldi: agli artisti in nome dei queli vengono condotte le periodiche crociate antipirateria.
l'avvocato John Branca, che rappresenta diversi musicisti tra cui i Rolling Stones, ha detto: "I manager e gli avvocati degli artisti si sono chiesti per mesi quando i loro artisti avrebbero visto i soldi derivati dagli accordi sul copyright".
I creatori della musica si chiedono dunque quando verrà il loro turno di incassare, e fanno sapere che se necessario non esiteranno ad adire le vie legali. Quando si può ottenere un po' soldi senza nemmeno la fatica di incidere una nota, conviene in effetti approfittare.
Le varie case discografiche, dal canto loro, non possono più fare orecchie da mercante ma dicono che stanno ancora decidendo quale sia il metodo migliore per spartirsi il bottino... pardon, le somme incamerate. Occorre infatti prima stabilire quanto un artista sia stato danneggiato e di conseguenza quanto gli spetti.
Le tre major di cui sopra, Universal, Warner e Emi, hanno invece comunicato per bocca dei propri portavoce che i soldi verranno sicuramente spartiti, persino se i contratti dei singoli artisti non lo prevedono. Anzi, in qualche caso la divisione è già cominciata e si tratta solo di avere un po' di pazienza.
Così tutti saranno contenti. Tranne forse gli ascoltatori di musica, i quali da anni vanno dicendo che se i prezzi fossero più bassi comprerebbero un maggior numero di Cd anziché darsi alla pirateria.
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