Gli analisti indipendenti sono un oggetto misterioso, o delle armi in mano ai signori della proprietà intellettuale? Ecco le loro ultime uscite.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 05-03-2005]
Ormai in rete non li si ferma più: è una valanga di pareri autorevoli sul futuro dell'IT. Mentre Free ed Open Source Software stanno guadagnando terreno a velocità impressionanti, le società di consulenza e indagini di mercato si limitano ad abbozzare: studiano il fenomeno Open Source, ma lo sconsigliano. Free Software? Non ne parliamo nemmeno. Invece, per Microsoft e compagnia, solo lodi sperticate e qualche pacata critica di circostanza.
Segnali di un fastidio crescente verso una realtà in evoluzione: abbiamo già parlato di Gartner e delle accuse della signora Jump alla connivenza tra Linux e i pirati informatici. Abbiamo già parlato della martellante campagna "Get the Facts" di Microsoft, anch'essa condita da pareri indipendenti e pubblicata in ogni dove (a questo proposito Zeus News appare un'isola felice).
Non vi sarà sfuggita neppure l'autorevole ricerca di Laura DiDio di Yankee Group, secondo cui troppo Open Source vi fa rischiare perdite legali incalcolabili. Insomma, è un plebiscito.
I due consulenti, che lavorano per la società (guarda un po') Hiser & Adelstein di New York, hanno espresso dubbi sulla recente strategia Open Source di Sun, in particolare sostengono che l'imminente rilascio dei sorgenti della nuova release di Java, sarà sicuramente una delusione.
"A casa Sun tira una brutta aria: sono isolati e nervosi, non è un bell'ambiente per lavorarci," sostiene Adelstein. "La release due di Java Desktop System era molto valida, ma la terza arranca". I problemi, secondo i consulenti, sono soprattutto a livello di look&feel.
Da parte sua, Sun ribatte che è assurdo criticare aspetti secondari di una versione non ancora definitiva. "Abbiamo cambiato la grafica," ha detto Jeff McMeekin, il responsabile JDS, "ma si tratta di questioni mariginali, tipo la combinazione di colori."
Aldilà dei pretesti, la questione reale, sembra ruotare attorno alla scelta di Sun di rendere liberi i sorgenti di Solaris e Java. Il modello economico implicito nell'Open Source, e cioè la vendita di un servizio e non di un diritto, non piace agli analisti vecchio-stampo statunitensi.
Anche i colossi dell'hardware, che in passato non si sono mai distinti come paladini dell'Open Source, mettono in luce una distorsione, diciamo pilotata, della verità nelle indagini di mercato.
HP ha fatto precise accuse di sottovalutazione dell'impatto dell'Open Source nelle statistiche ufficiali dell'IT. Considerando come indice solo la "spesa per licenze" delle società industriali, si discriminano gli investimenti in assistenza e servizi, che sono preponderanti per le aziende che hanno fatto una scelta open, e che quindi non pagano licenze.
"Se il modello di business si evolve verso l'Open Source, gli analisti devono cambiare i criteri di misura," ha detto Martin Fink, vicepresidente della Linux Division di HP, in una conferenza organizzata da JBoss ad Atlanta, "ho fiducia che società come IDC e Gartner correggano al più presto le loro stime."
Ora, già il fatto che esista una Linux Division in HP è in qualche modo significativo, ma ancor più singolare è la bacchettata agli analisti. Il caso di JBoss è eclatante: l'azienda che fornisce applicazioni server per impresa era accreditata da Gartner di una quota pari al 2%. Secondo una ricerca basata su interviste ai manager (e non su rilevazioni di soldi spesi in licenze), sembra che viaggi sul 34%. Una discreta forbice.
Non sappiamo fino a che punto questi consulentoni sbaglino in buona fede o perché influenzati a dovere da chi ha interesse ad affossare l'Open Source. Preferiamo pensare alla rigidità nel rapportarsi con un mondo che cambia, portando con sè nuovi modelli di vita e di business. Una cosa è certa: o si sbrigano a cambiare tattica, oppure i maggiori danneggiati dalla diffusione del sorgente aperto saranno proprio loro.
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