Ostinati a difendere i software proprietari, i suoi dirigenti non riescono a scendere coi piedi a terra per accorgersi di un mondo che va in tutt'altra direzione.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-09-2007]
Giusto tra una settimana il Tribunale di Primo Grado presso la Corte Europea di Giustizia aprirà il dibattito sul ricorso avanzato dall'azienda di Redmond contro la supermulta di quasi 500 milioni di euro irrogata dalla Commissione Europea con l'accusa di "abuso di posizione dominante".
Frattanto i successori di Zio Bill hanno dovuto incassare una prima sconfitta nella battaglia che li vede impegnati nel far riconoscere dall'International Organization for Standardization (ISO) i suoi programmi in formato Office OpenXML; risultato negativo dovuto principalmente all'opposizione dell'AFNOR - l'organizzazione francese analoga all'ISO - e di altri membri comunitari, mentre molte aziende americane collegate economicamente a Microsoft avrebbero dato il loro consenso.
Fatto sta che è stata oltrepassata la quota minima di dissensi, per cui l'ambito riconoscimento non è stato concesso, almeno per ora; tra circa sei mesi l'ISO si riunirà nuovamente nella sua sede ginevrina per riesaminare la documentazione già prodotta dall'editore americano che sarà nel frattempo ampliata e forse modificata in base alle obiezioni raccolte durante la discussione.
La soluzione proposta dai responsabili dell'ISO consisterebbe in sostanza nel dividere l'O.XML in due tronconi: il core, idoneo ad assicurare la compatibilità con l'Open Document già a norma ISO, integrato da estensioni in grado di accogliere tutte le specifiche dei programmi proprietari Microsoft in modo da assicurare la compatibilità verso il basso.
Indubbiamente la commissione ISO ha dato prova di grande benevolenza concedendo una sorta di riesame; infatti l'intero progetto di merketing di quelli di Redmond da sempre si basa sul creare grandi attese programmate concedendo poi una compatibilità solo di facciata con le precedenti versioni dei programmi, tant'è che spesso dopo averne pubblicizzato la cessazione dell'assistenza vengono offerti gratuitamente gli strumenti di conversione.
Inoltre le oltre 7000 pagine di documentazione prodotta sembrano indicare una forte propensione a limitare l'impiego di formati liberi su archivi in Open XML piuttosto che a favorire l'interoperabilità giustamente pretesa dall'ISO, mentre non sarebbe scomparsa l'ambigua riserva che adombrerebbe la possibilità di azioni giudiziarie contro chiunque si adoperasse a integrare i due formati.
Anche un certo peso debbono averlo avuto le oltre 40 mila firma raccolte contro il riconoscimento della standardizzazione; ma resta comunque indubbio che -in barba agli oppositori- se Microsoft decidesse di imporre comunque il proprio standard OpenXML verrebbe a costituire uno standard di fatto né più né meno di quanto avviene con la sua suite di ufficio.
Tuttavia le ragioni non ultime di privilegiare il free software sono solo parzialmente vincolate all'esistenza di uno standard. I privati e le aziende ne fanno principalmente una questione di budget, le pubbliche amministrazioni mettono in campo anche la questione "riservatezza" che ormai viene sempre più intesa come una necessità di cui non è possibile fare a meno e che può essere seriamente compromessa da software dei quali non si possiedono i sorgenti.
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