Il governo non concede i prepensionamenti e Telecom per ripicca si oppone alla rete unica di nuova generazione.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-11-2010]
Dal prossimo 8 novembre partiranno in Telecom Italia 29.000 contratti di solidarietà per i dipendenti dei settori customer operations (187, 191 e via di seguito) e staff: costoro si vanno ad aggiungere ai 903 dipendenti del settore directory assistance che si trovano già in contratto di solidarietà dal settembre 2010 e che vi rimarranno fino al settembre 2013.
A questi 29.000 lavoratori si aggiungeranno poi i 2.300 dipendenti della software house di Telecom Italia (la SSC, controllata al 100%), anch'essi interessati dai contratti di solidarietà.
I lavoratori ridurranno il proprio orario di lavoro del 3%, del 15% e dell'85% secondo il reparto di appartenenza e le ore non lavorate saranno retribuite all'80% fino al 31 dicembre e al 60% dal primo gennaio 2011, salvo proroghe dell'attuale copertura da parte del governo.
Si tratta della classica situazione che gli economisti definiscono "privatizzare i profitti, socializzare le perdite".
Telecom Italia ha avuto anche 3.900 mobilità per i lavoratori della open access (la rete Telecom) a cui non si applicherà il contratto di solidarietà; anzi i lavoratori di altri settori, a mano a mano che matureranno i requisiti per la mobilità, potranno essere trasferiti in open access per goderne; oppure potranno essere trasferiti nelle regioni del sud per godere di quattro anni - anziché tre - di mobilità.
Tutto ciò delinea una situazione vantaggiosa per Telecom, che si appoggia anche anche sull'aumento del canone e delle tariffe di utilizzo della rete da parte dei concorrenti. Eppure non era questo l'obiettivo che si prefiggeva inizialmente Bernabè.
L'amministratore delegato avrebbe infatti chiesto al governo un trattamento analogo a quello fornito ad Alitalia: fino a sette anni di "scivolo" tra cassa integrazione guadagni e mobilità per i lavoratori più anziani, per coprire la cifra di 13.000 esuberi dichiarati.
Il governo ha rifiutato: le condizioni della finanza pubblica, la vigilanza europea e il rischio di innestare reazioni a catena in altri settori hanno sconsigliato Sacconi e Romani di essere ancora più, anzi, troppo generosi con Telecom.
Da quel momento il no di Telecom alla creazione di una società per lo sviluppo di un'unica rete di nuova generazione è diventato ancora più categorico e definitivo, senza possibilità di ammorbidimento e mediazione.
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