Il progetto europeo di geolocalizzazione non va avanti da anni e la Commissione perde infine le pazienza.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-05-2007]
Per il funzionamento, inizialmente previsto per la fine dell'anno prossimo e ora slittato di circa quattro anni, è prevista la messa in orbita di una trentina di satelliti che già avrebbero dovuto essere operativi per acquisire intanto le proposte di carattere commerciale; e il perché del ritardo è facilmente intuibile se si pensa agli interessi in gioco che sono fortissimi.
Il costo totale stimato nel 2003, ammonta a 4.300 milioni di euro, buona parte dei quali relativa alla messa in orbita; un consorzio privato ne ha finanziato poco meno della metà, mentre circa 700 milioni provengono da investitori pubblici europei, dall'ESA e dalla Commissione stessa. Da qui l'interesse di Bruxelles che vuole un'Europa emancipata dalla servitù imposta dal GPS americano con tutte le sue implicazioni negative, palesi o occulte che siano.
Il Commissario ai Trasporti Jaques Barrot, tramite il portavoce Michele Cercone, ha manifestato tutta la sua sfiducia nel rispetto delle previsioni per il medio periodo, stimando che occorrerà riconsiderare il progetto nel suo insieme per assicurarne la realizzazione, anche dal punto di vista economico.
Da qui lo scontento generale, che ha indotto la Commissione a fissare la data del 10 maggio per creare un ente apposito per gestire il progetto, di modo che il consorzio possa esprimersi univocamente nel rispetto delle principali condizioni finanziarie. Il Commissario Barrot così potrebbe sottoporne le proposte al ministro europeo per i trasporti già dal mese di giugno.
In linea di massima la direzione operativa del progetto potrebbe andare all'ESA, cioè all'agenzia Spaziale Europea, mentre le imprese private vedrebbero ridotti i rischi ma si vedrebbero esclusi dal ponte di comando. L'affrancamento dell'Europa dalla tecnologia americana è un'esigenza sentita da tutti i politici europei, preoccupati da un lato sotto l'aspetto meramente strategico delle comunicazioni e dall'altro impazienti di creare quei 150.000 nuovi posti di lavoro che si stima sarebbero indotti dall'adozione del nuovo sistema.
Frattanto è iniziata la bagarre per la scelta della sede della costituenda Agenzia con la iniziale candidatura di Barcellona che ha già individuato un'area di 50.000 ettari su cui sorgerebbe il complesso, cui sono seguite a ruota tutte le altre tra cui Roma e ovviamente le città che già ospitano a turno le sedute dell'Europarlamento.
L'affare ha per ora risvegliato l'interesse del vecchio continente; il prossimo futuro ci dirà se l'interesse del nuovo continente riuscirà ad addormentare e magari affossare definitivamente il progetto.
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