Le aziende tollerano l'uso personale di chat, e-mail e social network durante l'orario di lavoro, ma per un periodo di tempo limitato.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-10-2009]
Per le piccole e medie imprese, la presenza di Internet in ufficio è ambivalente: da un lato sembra fare bene ai dipendenti - che, privati di social netowrk, e-mail e instant messaging, rischiano attacchi di ansia da isolamento digitale - e favorire la produttività; dall'altro è una fonte di distrazioni praticamente senza fine.
Per capire meglio la situazione Trend Micro ha commissionato un'indagine a A&F Research, la quale ha intervistato 150 piccole e medie imprese in tutta Italia.
Il quadro complessivo mostra che, in generale, le aziende sono tolleranti verso i dipendenti che passano un po' di tempo su Internet per motivi che non hanno a che fare con il lavoro: per il 70% delle imprese intervistate 20 minuti al giorno sono una concessione accettabile che può persino essere "sforata", a patto che gli impiegati evitino come la peste siti pornografici (vietati nel 56,2% dei casi), di scommesse e lotterie (37,9%), giochi online (41,8%)e, in qualche caso, anche i social network (21,4%).
Le chat non riscuotono grande successo, se usate in orario di lavoro: il 22,3% attualmente le vieta ma questa percentuale è destinata a crescere arrivando al 33% nel prossimo futuro, stando alle intenzioni dichiarate dalla imprese stesse.
Piacciono invece gli strumenti che possono migliorare la produttività e restare sempre connessi come i BlackBerry o dei non meglio specificati "software innovativi".
Le imprese non temono soltanto che i dipendenti si distraggano troppo e lavorino meno, ma anche che le attività "ludiche" di questi ultimi si traducano in minacce per la sicurezza della rete aziendale.
Il 40% degli intervistati ha indicato lo spam come il problema peggiore mentre il 24,6% segnala la presenza di virus nei sistemi; il 12,4% delle aziende lamenta invece di aver subito il furto di notebook, BlackBerry e cellulari contenenti dati aziendali.
La volontà di restringere l'accesso a Facebook e colleghi deriva proprio da preoccupazioni circa la sicurezza e la riservatezza dei dati: non potendo controllare quali informazioni i dipendenti rendono pubbliche, le aziende preferiscono impedire l'accesso ai social network ed evitare così spiacevoli conseguenze.
Per questo la percentuale di coloro che bloccano i social network passerà presto dal 21,4% al 24,3%.
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