Per 23 anni i dottori hanno creduto che fosse in coma: invece era cosciente e nessuno se n'è accorto.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-11-2009]
Nel 1983 Rom Houben, studente belga a quel tempo ventenne, ebbe un incidente d'auto: i medici che lo soccorsero, applicata la Scala di Glasgow, stabilirono che si trovava in uno stato comatoso dal quale non sarebbe più uscito. Il guaio è che, invece, Houben era cosciente.
Se ne accorse nel 2006 il neurologo Steven Laureys il quale, applicando una moderna tecnica di scansione del cervello, registrò che la corteccia cerebrale di Rom Houben era perfettamente funzionante: il corpo era paralizzato ma la mente, in tutti quei 23 anni, aveva continuato a lavorare.
"Gridavo, ma nessuno mi sentiva" ha spiegato Houben in un'intervista. Dopo aver scoperto che era cosciente, gli è stata data una speciale tastiera tramite la quale può scrivere, aiutato, grazie ai lievi movimenti che la sua mano destra riesce a compiere: in questo modo può finalmente comunicare.
La Scala di Glasgow, usata per stabilire il grado di coma, si basa sulla risposta oculare, verbale e motoria: Houben non era in grado di fornire nessuna di questa ma, ciononostante, era vivo e cosciente.
"Le infermiere venivano, mi davano dei buffetti, a volte mi prendevano la mano e le sentivo dire 'non c'è speranza'. Ho meditato, ho fantasticato la mia vita - è tutto ciò che potevo fare" - ha scritto Houben. "Non dò la colpa a nessuno - non servirebbe a niente. Ma devo la mia vita alla mia famiglia. Tutti gli altri avevano rinunciato".
Nei 23 anni in cui è stato considerato in coma, Houben è diventato quello che egli stesso definisce "un esperto di relazioni": "ho studiato quello che succedeva intorno a me, l'ingresso dei dottori nella mia stanza, i pettegolezzi delle infermiere che non erano imbarazzata a parlare dei loro fidanzati di fronte al 'caro estinto'".
Nel corso dello studio che lo ha portato a scoprire la condizione di Rom Houben, il dottor Laureys ha scoperto una certa attività cerebrale nel 40% dei pazienti considerati "in stato vegetativo" che ha analizzato: pensa che sia tempo di non affidarsi più ciecamente alla Scala di Glasgow e iniziare a controllare meglio le scansioni del cervello.
Occorre dire che non tutti sono d'accordo con la spiegazione di Laureys: le fila degli scettici includono anche James Randi per il quale tutta la storia non è che una "crudele farsa".
Sotto accusa è proprio il metodo di comunicare che Rom Houben adotta, la cosiddetta comunicazione facilitata: secondo Randi non sarebbe Houben il vero autore delle frasi scritte tramite la tastiera ma il facilitatore, ossia quella persona che avrebbe il compito di sorreggergli la mano e portare a compimento i movimenti che Houben suggerisce, premendo le lettere.
A ciò si aggiunge l'opinione del professor Arthur Caplan, insegnante di bioetica dell'Università della Pennsylvania, secondo il quale le frasi di Houben sarebbero innaturali per un uomo che non ha potuto parlare per due decenni.
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