Perde il portatile e promette un milione a chi glielo riporta. Ma poi si rifiuta di pagare.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-12-2012]
Qualche tempo fa, durante un tour in Germania, il cantante Ryan Leslie perse il proprio laptop, come in fondo può capitare a chiunque.
Ancora come chiunque, Leslie restò comprensibilmente seccato per la perdita, specialmente perché nel disco rigido del portatile c'erano musica e video che avrebbe rivoluto indietro, tra cui un album inedito.
Diversamente da chiunque, però Leslie decise di sfruttare la propria notorietà, i potenti mezzi offerti dai social network e l'irresistibile richiamo del denaro affinché qualcuno gli desse una mano a ritrovare quanto perduto.
Così pubblicò su YouTube un video tramite il quale offriva 20.000 dollari alla persona che fosse riuscita a riportargli il portatile. Non ottenendo risultati, qualche tempo dopo decise di alzare la ricompensa sino a 1 milione di dollari, cifra giustificata dalla presenza sull'hard disk di «proprietà intellettuale dal valore inestimabile». Per buona misura, Leslie fece pubblicità alla cosa tramite Twitter.
È a questo punto della storia che accade l'inaspettato: tale Armin Augstein ritrova il laptop e si fa avanti pretendendo il milione di dollari promesso.
Leslie però non è più dello stesso parere, e la questione finisce in tribunale. Da un lato il cantante afferma che, dato che il disco rigido era illeggibile (e dunque «l'inestimabile proprietà intellettuale» perduta per sempre), la ricompensa non aveva ragion d'essere.
Dall'altro, Augstein afferma che il disco funzionava perfettamente prima che il computer finisse nelle mani di Leslie e misteriosamente si guastasse. Anzi, dato che il cantante ha coinvolto la Avastor (produttrice dell'unità) per cercare di recuperare qualcosa, e che l'azienda si è limitata a inviare un'unità nuova e cancellare quella vecchia, Augstein si spinge a dire che è stato proprio Leslie a eliminare tutti i dati.
C'è di più: secondo il cantante «una persona ragionevole non avrebbe scambiato l'offerta della ricompensa per l'offerta di un contratto unilaterale, ma avrebbe invece capito che si trattava solo di pubblicità: in sostanza, di un invito a negoziare».
Il giudice chiamato a decidere del caso però non deve essere una persona ragionevole, perché a queste parole ha ribattuto che «una persona ragionevole, vedendo il video, avrebbe capito che Leslie stava cercando di farsi restituire la proprietà e che, in questo modo, l'accordo sarebbe stato concluso». Tutta la pubblicità fatta alla faccenda, per non parlare dell'aumento della ricompensa, secondo il giudice non fanno che confermare questa interpretazione.
Dopo 45 minuti di riunione, anche la giuria si è dichiarata d'accordo col giudice: inizialmente pensava che 1 milione di dollari fosse troppo ma, alla fine, ha convenuto che 1 milione è quanto Leslie ha offerto. Anche perché Augstein, all'ipotesi di un negoziato per abbassare la cifra, ha risposto che «ormai la nave è salpata».
È molto probabile che ora si apra il processo d'appello, ma una prima conclusione è già ovvia: non è il caso di promettere un milione di dollari se poi non si è disposti a pagare.
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