Tre documenti per un unico obiettivo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-02-2003]
Era il 18 gennaio 2001 quando l'On. Nicola Bono di AN presentava il primo progetto di legge a favore dell'accessibilità dell'informazione dei siti internet. Il progetto di legge n. 7541, dal titolo "Disposizioni per consentire l'accesso ad Internet ai soggetti portatori di handicap" prevedeva ed anticipava quello che sarebbe successo quasi due anni più tardi.
Il progetto di legge n. 7541 ha terminato la propria corsa all'approvazione il 14 febbraio dello stesso anno: il tema, sebbene promosso abbondantemente nel piano d'azione eEurope 2002, all'epoca non suscitò il necessario interesse ed impegno affinché potesse concertizzarsi in una legge esecutiva.
Se invece il disegno di legge dell'On. Bono avesse avuto successo, l'Italia si sarebbe trovata in una posizione di assoluto privilegio ed avanguardia nei confronti degli altri 14 Paesi membro dell'Unione Europea: ad oggi, infatti, oltre all'Inghilterra che gode già di leggi attente già dal 1995 (e successiva revisione del 1999), solo il Portogallo può affermare di essere ad un buon punto per quanto riguarda le leggi in materia di accessibilità delle informazioni in rete.
L'articolo 2 "stabilisce con apposito decreto le modalità di fruizione dei siti INTERNET delle pubbliche amministrazioni statali, regionali, provinciali e comunali, compresi gli enti non territoriali, allo scopo di consentirne la fruizione anche ai cittadini portatori di handicap."
Successivamente, l'articolo 3 definisce che i fornitori di servizi internet "hanno diritto ad un credito di imposta pari al 30 per cento dei costi aggiuntivi sostenuti per l'adeguamento dei propri servizi". Questo provvedimento avrebbe avuto il semplice scopo di accelerare i tempi di realizzazione e di attirare sul tema dell'accessibilità la maggior attenzione possibile.
L'articolo 4 prevedeva uno stanziamento e la creazione di un "fondo speciale" per gli investimenti in accessibilità: le stime fatte allora per il biennio 2001-2003 erano di circa 10 miliardi di vecchie lire all'anno. Per questo era stato esplicitamente richiesto un contributo e una fattiva collaborazione da parte del Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica.
Quando il 16 dicembre scorso gli On. Campa e Palmieri presentavano il proprio disegno di legge n. 3486 "Norme per il diritto di accesso ai servizi e alle risorse telematiche pubbliche e di pubblica utilità da parte dei disabili", finalmente i tempi erano maturi affinché attorno all'iniziativa iniziasse a crearsi il giusto interesse.
I lavori sono ancora in corso, il testo del disegno di legge non è pubblicato sul sito della Camera, ma lo si trova sul sito di un'associazione che fino a poco tempo fa si occupava solamente del sostegno e dell'organizzazione dei nuovi professionisti del web.
Il nuovo disegno di legge, organizzato su 8 articoli, ribadisce, come lo sfortunato antecedente, l'importanza e il diritto all'informazione online per i cittadini disabili all'articolo 1. Le differenze maggiori si incontrano indubbiamente nella maggiore consapevolezza di cosa sia l'accessibilità dei siti internet e un'indubbia maggiore conoscenza delle soluzioni del problema. In questi due anni, infatti, la questione dell'accessibilità dei siti internet ha raccolto l'interesse sia di professionisti del settore che delle autorità: esistono infatti due circolari approvate nel corso del 2001 per sensibilizzare le PA e i siti di pubblica amministrazione sull'accessibilità.
La prima circolare, nota come circolare Bassanini n. 3/2001 del 13 marzo 2001, è stata emanata dal Ministero della Funzione pubblica con lo scopo di sensibilizzare sui temi dell'accessibilità.
La seconda circolare, a cura dell'AIPA, del 6 settembre 2001, n. AIPA/CR/32, propone e suggerisce soluzioni concrete per rendere accessibili i siti della PA italiana. Basate sulle linee guida internazionalmente riconosciute come standard, nessuna delle due circolari è riuscita a veicolare interventi concreti, colpa forse del carattere non vincolante delle due circolari: l'adesione ai suggerimenti proposti è tutt'ora volontaria e purtroppo, non è facile creare una cultura dell'accessibilità facendo affidamento esclusivamente sulla volontà dei singoli enti.
I tempi pertanto sembrano oggi maturi per un nuovo disegno di legge: gli 8 articoli della proposta Campa-Palmieri riprendono e approfondiscono il disegno precedente, arricchendolo di osservazioni tecniche (art. 3) e riferimenti alla documentazione legislativa disponibile al momento. All'articolo 5 viene inoltre stabilita la necessità di un'autorità garante in grado di coordinaree monitorare tutte le fasi di attuazione del disegno di legge.
Analogamente alla proposta di legge 7541, anche il nuovo disegno prevede, all'articolo 6, agevolazioni fiscali in grado di favorire e accelerare l'adeguamento alle nuova legge e ai nuovi standard: "le aziende di pubblica amministrazione (...) che adegueranno i propri servizi info-telematici per migliorarne l'accessibilità da parte dei cittadini disabili, beneficiano di una defiscalizzazione pari al 30% dell'investimento di sviluppo o di adeguamento dei servizi info-telematici, nel corso dell'anno fiscale successivo". Anche l'investimento previsto è differente: se due anni fa il fondo speciale previsto era di 10 miliardi di lire all'anno, questa proposta prevede un fondo speciale di 20 milioni di euro per il triennio 2002-2004.
Non si sa ancora che sorte avrà il disegno Campa-Palmieri dato che a breve è prevista la presentazione di un terzo disegno di legge, curato direttamente dal Ministro Lucio Stanca che, partendo dalle considerazioni e dalla bozza presentata a Mestre, sta rielaborando e approfondendo tutti gli aspetti connessi ad un provvedimento del genere. Sicuramente, il disegno in fase di elaborazione saprà avvalersi dell'esperienza dei precedenti disegni e saprà colmare le lacune che sono rimaste insolute nei disegni di legge precedenti.
L'attenzione sull'argomento accessiblità delle informazioni è in continua ascesa, complici probabilmente l'Anno Europeo del Disabile, il ritardo dell'Italia sui tempi del piano d'azione eEurope2002, nonché la presidenza italiana al Consiglio Europeo del secondo semestre 2003. Coincidenze favorevoli che potrebbero portare l'Italia in una posizione privilegiata ed avanzata rispetto ad altri paesi europei che ancora faticano ad adeguarsi ed a rispettare i tempi e le richieste dell'Unione. Che sia la volta buona?
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