Restano senza lavoro il 75% dei dipendenti. Tra le cause ci sarebbe il calo di utenti causato dalle politiche restrittive adottate di recente.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-05-2013]
La parabola di RapidShare è piuttosto interessante.
Fondato nel 2004, rapidamente divenne il più grande sito di file hosting in Internet, ricevendo l'apprezzamento unanime da parte degli utenti e anche attenzioni indesiderate.
Tali attenzioni erano quelle delle associazioni che si occupano di difendere la proprietà intellettuale e, tra queste, spicca in particolare l'americana Recording Industry Association of America: avevano notato che RapidShare veniva utilizzato - come pressoché tutti i siti di questo tipo - anche per conservare e condividere materiale protetto dal diritto d'autore.
Così, nel 2010, inviando all'ufficio dello US Trade Representative la lista periodica con l'elenco dei luoghi in cui avvenivano gli scambi illegali, la RIAA decise di inserire anche RapidShare.
La mossa spaventò non poco i gestori del sito che nel corso dell'anno seguente spesero - si dice - la bellezza di 500.000 euro per cercare di cambiare l'immagine di RapidShare ed entrare nelle grazie della RIAA.
La mossa funzionò, il nome di RapidShare venne tolto dalla lista e, tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, il sito conobbe un inaspettato ritorno di popolarità, che era andata precedentemente calando proprio a causa dei tentativi di sbarazzarsi del materiale pirata.
A dire il vero, l'aumento della popolarità all'inizio del 2012 si deve certamente anche alla chiusura di Megaupload, avvenuta proprio in quel periodo.
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Tutto ciò non durò molto: le manovre della dirigenza - tra cui il cambio di policy sempre in funzione antipirateria - portarono a un calo continuo del traffico, facendo perdere popolarità al sito; se alla fine del 2012 RapidShare si trovava, nella classifica di Alexa, al 150° posto, ora è sceso all'860°.
La tendenza negativa è continuata in questi mesi, e le conseguenze inevitabili sono arrivate: RapidShare è costretta a licenziare. Nella fattispecie, ha lasciato a casa 45 persone, pari al 75% del proprio personale.
La cosa peggiore è, però, il fatto che tutti hanno la sensazione di un disastro imminente: secondo il sito TorrentFreak, «gli stessi dipendenti, non importa a chi si chieda, non credono che l'azienda sopravviverà».
Nonostante il cambio di CEO - Alexandra Zwingli, responsabile di alcune scelte impopolari, ha lasciato il posto a Kurt Sidler - e l'annuncio dell'esistenza di piani per un futuro rilancio, è il pessimismo che al momento segna la sorte di RapidShare.
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