Ogni settimana il motore di ricerca riceve oltre 5 milioni di richieste di rimozione. Ma si rifiuta di togliere The Pirate Bay dai risultati.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-10-2013]
Sin da quando ha lanciato il Transparency Report (database di link pirata), Google ha permesso di avere uno sguardo più preciso sulle attività antipirateria condotte dai signori del copyright.
A parte qualche breve calo, di tanto in tanto, ma comunque subito compensato, si può notare che il numero di richieste settimanali inviate a Google perché rimuova determinati link è andato crescendo con rapidità.
Una particolare accelerazione s'è registrata tra i mesi di luglio e di ottobre 2012, quando in una sola settimana sono arrivate 1,8 milioni di richieste di rimozione (più di 10 volte il ritmo tenuto precedentemente sin dall'inizio dell'anno).
Da allora, la crescita è stata pressoché continua: 2,8 milioni a novembre, 3,5 milioni a dicembre, 3,8 milioni a febbraio 2013, 4,47 milioni a marzo e, a settembre, il record attuale: 5,407 milioni di URL da rimuovere tra il 23 e il 29 del mese.
Rispetto a quando Google ha iniziato a tenere traccia delle richieste, l'aumento è pari al 4008%: il motore di ricerca è in pratica arrivato a rimuovere 8 URL al secondo, ogni giorno.
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In mezzo a questa mole di indirizzi, è facile che - per dolo o per errore dei sistemi automatici di segnalazione - incappi anche qualche sito del tutto innocente. Ma Google, spesso, se ne accorge e reagisce.
Perché Google prenda in considerazione la rimozione di un link segnalato, è essenziale che esso conduca a una pagina almeno un collegamento a del materiale pirata.
Così, quando s'è vista recapitare una richiesta di rimozione per l'home page di The Pirate Bay, la società di Mountain View s'è rifiutata.
Sebbene infatti il motore di ricerca della Baia permetta di raggiungere moltissimo materiale protetto da copyright, l'home page non ne contiene per niente: e così la richiesta - avanzata dalla BPI - è stata respinta.
Non è la prima volta che ciò accade. In passato Google è arrivata davvero a rimuovere The Pirate Bay dall'indice, ma in seguito ha ammesso che si è trattato di un errore: l'home page, da questo punto di vista, è del tutto innocente.
Ci si chiede, tuttavia, se l'impressionante aumento nel numero delle richieste non faccia anche parte di una strategia volta a eliminare dal maggior motore di ricerca quelle pagine che, pur non violando il copyright in prima persona, rappresentano un punto d'accesso per materiale illegale, e quindi sono estremamente fastidiose per i detentori del diritto d'autore.
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