Successo dell'esperimento condotto da scienziati californiani: hanno prodotto più energia di quella impiegata per avviare la fusione.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-02-2014]
La fusione nucleare è una di quelle tecnologie che, a fronte di grandi promesse, richiedono lunghi studi per poter essere realizzate.
Riprodurre in laboratorio le stesse reazioni che avvengono nelle stelle è tutt'altro che banale, e forse anche per questo motivo negli ultimi tempi l'interesse del grande pubblico pareva un po' scemato.
Ciò non significa tuttavia che le ricerche in questo campo si siano fermate; anzi, un importante traguardo è stato raggiunto nello scorso autunno - ma i risultati sono stati pubblicati soltanto adesso sulla rivista Nature - al Livermore National Laboratory, in California.
Per la prima volta in assoluto, gli scienziati sono riusciti a ottenere «più energia rispetto a quella impiegata per innescare la fusione» come ha spiegato Omar Hurricane, primo autore dello studio.
Sebbene siano i ricercatori stessi a definire «modesto» il risultato in termini assoluti, dal punto di vista dei passi in avanti è certamente importante e superiore alle previsioni: è, insomma, un piccolo avvicinamento alla realizzazione della fusione.
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Per arrivare a questo punto è stata utilizzata una tecnica che prevede l'utilizzo di 192 laser ad alta energia per fondere atomi di deuterio e trizio (isotopi dell'idrogeno) contenuti in una sfera di 2 millimetri di diametro.
I laser hanno dato vita alle radiazioni X che hanno permesso di comprimere ben 35 volte - «come ridurre un pallone da basket alle dimensioni di un pisello» racconta uno scienziato - e creare le condizioni di temperatura e pressione necessarie perché si inneschi la fusione.
Come risultato è stata ottenuta un'energia 10 volte superiore a quella ottenuta finora in altri esperimenti e, soprattutto, superiore (anche se di poco) a quella impiegata per "accendere" il tutto.
Ciò «dimostra la fattibilità scientifica della fusione dal punto di vista del confinamento inerziale» come spiega il fisico dell'Enea Giuseppe Mazzitelli, il quale aggiunge anche però che «la strada da fare è ancora molto lunga: per produrre energia occorre che questi esperimenti si ripetano 20 volte al secondo».
L'obiettivo finale, ancora lontano, è riuscire a realizzare una reazione che si autoalimenti e che sia contenibile in condizioni di sicurezza.
Sono gli scienziati stessi a calmare gli animi: «qui si fa ricerca: non si tratta ancora di un reattore».
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