La Legge di Stabilità introduce l'aliquota agevolata. Ma gli editori dei giornali protestano.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-12-2014]
«Un libro è un libro» indipendente-
mente dal formato aveva affermanto il ministro Franceschini annunciando l'intenzione di ridurre l'IVA sugli e-book al 4%, iniziativa sostenuta anche da una campagna nel web.
Ora, con l'approvazione della Legge di Stabilità 2015, tale promessa è diventata realtà: l'IVA sui libri elettronici scenderà dal 22% al 4% a partire dal primo gennaio.
Una buona notizia, quindi? Certamente, anche se all'orizzonte si intravedono alcuni problemi.
Non da parte dell'Associazione Italiana Editori, che festeggia la decisione del governo: «Ora possiamo davvero dire che #unlibroèunlibro: dal 1 gennaio gli ebook in Italia saranno trattati come libri anche ai fini fiscali» afferma Marco Polillo, presidente dell'Associazione, ricordando che la decisione di ridurre l'imposta è «una vittoria per il Paese e non solo per il mondo del libro».
Si tratta di «un successo per chi legge, per chi non lo fa e potrà scegliere la modalità di lettura, una vittoria del buon senso prima di ogni altra cosa» dichiara ancora Polillo.
Meno soddisfatti sono invece i rappresentanti della Federazione Italiana Editori Giornali, che sul proprio sito «sprimono disappunto per la mancata estensione ai quotidiani e periodici online e ai servizi delle agenzie di stampa del trattamento fiscale riservato agli e-book».
Gli editori di giornali non contestano la riduzione per i libri elettronici, ma avrebbero preferito che lo stesso principio fosse stato esteso anche alle altre pubblicazioni: se un libro è un libro indipendentemente dal supporto - ragionano - anche un giornale è un giornale indipendentemente dal supporto.
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La Legge di Stabilità è tuttavia chiarissima e si riferisce soltanto ai libri: «sono da considerare libri tutte le pubblicazioni identificate da codice ISBN e veicolate attraverso qualsiasi supporto fisico o tramite mezzi di comunicazione elettronica» è la formulazione esatta del comma che abbassa l'IVA, e c'è un motivo preciso se è stata scelta questa via.
I veri problemi, infatti, potrebbero arrivare dall'Europa, e quella formulazione potrebbe essere la via che consentirà di aggirarli.
Per motivi piuttosto incomprensibili al buonsenso, a Bruxelles non piace che l'IVA sugli e-book sia la stessa di quella applicata ai libri: vorrebbero che fosse più alta.
Così, quando Francia e Belgio l'hanno abbassata - contro il parere dell'Unione Europea - la Commissione ha aperto subito una procedura di infrazione nei loro confronti.
Per evitare di fare la stessa fine, l'Italia ha scelto di giustificare l'abbassamento dell'IVA in maniera un po' diversa rispetto a quanto hanno fatto Belgio e Francia: questi, infatti, si sono limitati a inserire gli e-book tra i beni cui spetta l'aliquota agevolata, senza fornire una motivazione che giustificasse la decisione; il nostro governo, invece, ha puntato sull'equiparazione tra libro cartaceo ed elettronico, sperando così di avere un appiglio per poter dire all'Europa che c'è un motivo chiarissimo per la riduzione dell'IVA e che non si tratta di un capriccio.
Non è detto che funzioni (spesso l'UE è mossa da motivi imperscrutabili, almeno per chi si muove nei limiti della semplice logica), ma si può immaginare perché il governo abbia preferito non tirare troppo la corda includendo anche i giornali in un principio che ancora deve essere messo alla prova in sede europea.
Sebbene quindi la FIEG auspichi «che Governo e Parlamento, in tempi brevi, prevedano anche per le copie digitali dei giornali e per i servizi delle agenzie di stampa l'aliquota Iva del 4%, per superare il discriminatorio trattamento fiscale tra carta e digitale» è probabile che prima si voglia aspettare e vedere come reagiranno a Bruxelles.
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