È la prima sconfitta dell'era Cattaneo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 31-05-2016]
L'unico braccio di ferro che Flavio Cattaneo, da un paio di mesi amministratore delegato di Telecom Italia, è finora riuscito a vincere è quello con l'Asati, l'Associazione dei piccoli azionisti Telecom.
L'Asati gli aveva chiesto di abbassarsi lo stipendio e soprattutto di ridurre il bonus di ingaggio ricevuto, ben 2 milioni e cinquecentomila euro per venire a lavorare in Telecom Italia.
Cattaneo ha già reinvestito parte di questa cifra nell'azienda, acquistandone azioni per oltre 800.000 euro. Poi, il 25 maggio, l'assemblea degli azionisti ha dato il via libera alla retribuzione dell'AD.
Cattaneo ha però perso un altre braccio di ferro, forse più importante del precedente: quello con la Cassa Depositi e Prestiti, che all'offerta di Telecom Italia ha preferito quella di Enel.
A quest'ultima, infatti, è stata venduta Metroweb, la società che fornisce connettività a banda larga attiva soprattutto a Milano, Torino, Roma e in altri capoluoghi di Regione.
Si tratta di un passaggio "dallo Stato allo Stato", poiché Enel è controllata dallo Stato e la CdP, che amministra il risparmio postale, ha un vertice nominato dal Governo.
La strategia perseguita in questi anni, da Bernabè, Patuano e Cattaneo, che era già nel CdA di Telecom Italia da due anni, si è dunque rivelata fallimentare.
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Per non concludere un accordo con gli altri gestori delle telco, al fine di formare una società che comprendesse Metroweb, ora l'Enel, con i suoi copiosi mezzi finanziari e la sua rete capillare, è entrata di prepotenza nel mercato delle telecomunicazioni.
È vero che la responsabilità della scelta è del governo Renzi, ma Telecom Italia ha davvero fatto di tutto per "farsi fregare" l'opportunità Metroweb.
Ora Cattaneo, senza indugi, si sta occupando di ridurre i costi: tra le prime decisioni prese c'è l'obbligo per i dipendenti di non usare i taxi e di rivolgersi esclusivamente a benzinai self service per rifornire le auto aziendali.
Il vero risparmio lo farà però il taglio del Premio di Risultato (PdR) che per il 2016 non verrà pagato ai dipendenti che non sono dirigenti: questa mossa coinvolte circa 46.000 lavoratori.
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