[ZEUS News - www.zeusnews.it - 22-08-2019]
Secondo una ricerca pubblicata da poco su Nature Communications esiste un modo per prevedere con un'elevata precisione il rischio di morte entro 5 o 10 anni semplicemente facendo un'analisi del sangue.
La ricerca si basa su uno studio condotto da ricercatori olandesi che, analizzando i dati relativi a oltre 44.000 persone tra i 18 e i 109 anni su un periodo di 17 anni, hanno preso in esame 226 sostanze presenti nel sangue.
Hanno così potuto individuare 14 indicatori, rilevabili nel flusso sanguigno, che possono essere utilizzati per stimare la probabilità che una persona muoia nel giro di 5 - 10 anni dall'esame.
Per verificare l'ipotesi hanno verificato le informazioni relative a oltre 7.000 finlandesi i cui dati erano stati raccolti nel 1997. Hanno scoperto che le predizioni formulate in base ai 14 indicatori si sono rivelate accurate in media nell'83% dei casi; prendendo in considerazione soltanto le persone con più di sessant'anni, però, l'accuratezza scende al 72%.
Tra i parametri considerati ve ne sono alcuni che già sono legati a certa cause di morte, quali le malattie cardiache, il cancro e il diabete: essi vanno dal livello di zucchero nel sangue ai fattori legati al colesterolo "cattivo", dagli acidi grassi polinsaturi, all'albumina (legata ai problemi a fegato e reni).
Altri parametri invece richiedono, secondo gli autori, ulteriori studi poiché al momento non sono chiaramente legati allo sviluppo di particolari patologie; tra essi c'è per esempio l'acido acetoacetico.
«Combinati insieme, questi biomarcatori aumentano evidentemente la qualità delle predizioni di morte a 5 e 10 anni per tutte le età rispetto a quanto facciano i fattori di rischio convenzionali» scrivono gli autori. «La profilazione dei biomarcatori metabolici potrebbe quindi essere usata per guidare la cura dei pazienti, se venisse confermata in successivi test clinici».
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La ricerca pubblicata si basa infatti sull'analisi dei dati raccolti, ma perché venga confermata è necessario eseguire dei test clinici. Inoltre i dati adoperati provenivano tutti da persone europee, ed è possibile che le conseguenze tratte non si applichino così come sono ad altri gruppi etnici.
È presto quindi per poter dire che sia possibile predire la data di morte di qualcuno, eppure alcuni scenari delineati possono già creare qualche preoccupazione.
Per esempio, un giorno qualcuno potrebbe chiedersi: se i biomarcatori di questo paziente indicano un'elevatissima probabilità di morte entro cinque anni, ha ancora senso che la sua assicurazione medica o il sistema sanitario nazionale paghino per l'operazione che gli sarebbe necessaria adesso?
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