C'è chi pur di ottenere un posto arriva a rubare l'identità di qualcun altro, e a impersonarlo nelle videochiamate.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-06-2022]
Che cosa si ottiene quando si incrocia la pratica del telelavoro (diffusasi in modo particolare, per ovvi motivi, negli ultimi due anni) e il fenomeno dei deepfake? La risposta è: uno scenario tanto serio da preoccupare l'FBI.
Gli investigatori federali statunitensi hanno infatti diramato un avviso in cui segnalano come siano in aumento le lamentele ricevute da più parti in merito alla pratica di usare deepfake durante i colloqui di lavoro che si svolgono da remoto, oppure in caso di impieghi che consentano di lavorare da casa.
«I deepfake» - spiega l'FBI - «comprendono un video, un'immagine o una registrazione alterati in modo convincente e manipolati al fine di rappresentare in modo errato una persona nell'atto di fare o dire qualcosa che in realtà non viene fatto né detto».
Insomma, ci sono persone alla ricerca di un lavoro che, quando vengono chiamate in videoconferenza per un colloquio, si presentano con le fattezze di qualcun altro, e poi - se ottengono il posto e iniziano a lavorare da remoto - continuano a spacciarsi per una persona terza. Non è dato sapere che cosa costoro intendano fare la prima volta che dovesse essere loro richiesto un incontro di persona.
Secondo quanto riporta l'FBI, l'operazione viene svolta non soltanto con una certa accuratezza, ma anche conducendo attività dal profilo criminale: per risultare più convincenti, queste persone acquisiscono il maggior numero possibile di dati personali dell'individuo che vogliono impersonare, arrivando quindi a commettere il reato di furto d'identità.
«Le segnalazioni parlano dell'uso di contraffazione della voce, o potenzialmente di deepfake vocali, durante i colloqui online degli aspiranti» scrivono ancora gli investigatori americani.
Come per tutti i deepfake, però, l'illusione non è perfetta. «In questi colloqui, le azioni e i movimenti delle labbra della persona inquadrata non sono perfettamente coordinati con l'audio della persona che parla. A volte, azioni come un colpo di tosse, o uno starnuto, o altre azioni uditive non corrispondono con ciò che è presentato visivamente».
Verrebbe da pensare che chi si dedichi a queste falsificazioni si prenda fin troppo disturbo al solo fine di passare un colloquio di lavoro, ma il fatto che l'FBI si sia sentita in dover di diramare un avviso pubblico porta a pensare che il fenomeno non sia troppo raro, e che l'uso degli strumenti per portare a termine l'operazione sia alla portata di più gente di quanto si potrebbe immaginare.
Da qui si potrebbe anche concludere che, sebbene per ora scovare un deepfake non sia un compito impossibile, l'eventuale progresso della tecnologia potrebbe renderlo praticamente indistinguibile dalla realtà: a quel punto, oltre a dover dubitare di foto e video registrati (che possono essere manipolati senza troppe difficoltà), ci sarà da dubitare anche delle interazioni in tempo reale, e forse i datori di lavoro dovranno tornare a pretendere di incontrare di persona i potenziali candidati.
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