Centomila messaggi WhatsApp a spasso

Ma non c’era la crittografia end-to-end?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-03-2023]

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Centinaia di milioni di persone nel mondo usano WhatsApp per comunicare ogni giorno, e molte di queste persone affidano a questa app confidenze e segreti contando sulla sua promessa di crittografia end-to-end: tutti i messaggi sono cifrati e non possono essere letti neppure dai dipendenti di Meta, la società che possiede WhatsApp.

È una promessa molto forte, dichiarata dall'avviso che compare nell'app ogni volta che si inizia una conversazione con un nuovo contatto: "I messaggi e le chiamate sono crittografati end-to-end. Nessuno al di fuori di questa chat, nemmeno WhatsApp, può leggerne o ascoltarne il contenuto."

Ma allora come è possibile che oltre centomila messaggi WhatsApp privati siano stati resi estremamente pubblici in questi giorni? È quello che sta succedendo con i cosiddetti Lockdown files, una raccolta di messaggi WhatsApp risalenti al 2020 e 2021 e scambiati fra l'allora ministro della sanità britannico Matt Hancock e vari esponenti del governo del paese durante il lockdown legato alla pandemia.

Il giornale britannico Telegraph è entrato in possesso di tutti questi messaggi molto delicati e sta pubblicando man mano quelli più significativi, che rivelerebbero errori e manchevolezze della gestione governativa della crisi sanitaria. 

Ma quello che conta, dal punto di vista informatico, è capire come il Telegraph sia riuscito a scavalcare la crittografia end-to-end di WhatsApp: un dettaglio che non sempre viene raccontato dalle fonti giornalistiche che stanno pubblicando articoli sulla vicenda britannica.

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Hacking supersofisticato? Intervento degli esperti crittografi militari? Una falla nelle sicurezze di WhatsApp? Niente di tutto questo. La crittografia end-to-end, che si chiama così appunto perché protegge la comunicazione da un capo all'altro, è stata sbaragliata semplicemente ottenendo accesso a uno di questi capi.

Il ministro Hancock aveva infatti affidato alla giornalista Isabel Oakeshott l'incarico di aiutarlo a scrivere la propria autobiografia del periodo pandemico, e per questo lavoro le aveva dato pieno accesso a tutti i suoi messaggi WhatsApp. La giornalista aveva firmato un accordo di riservatezza, ma ora lo ha violato sostenendo che la pubblicazione dei messaggi è di interesse pubblico. E così la crittografia non è servita a nulla.

Questo è un principio spesso dimenticato nella sicurezza delle informazioni: il segreto non è soltanto questione di tecnologia, ma dipende dal fattore umano. Se uno dei partecipanti a una conversazione digitale cifrata rivela tutto, non c'è promessa crittografica che tenga. E questo vale in particolar modo per i gruppi, su WhatsApp o su qualunque altra piattaforma di messaggistica cifrata: più sono numerosi i partecipanti, più è facile che uno di loro si lasci sfuggire qualcosa o decida di violare il segreto. E ne basta uno solo. Anche se non siete ministri, pensateci la prossima volta che condividete un commento o un selfie discutibile fidandovi della crittografia.

Fonti: Washington Post, Sky News, Channel 4, BBC.

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Paolo Attivissimo

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Commenti all'articolo (ultimi 5 di 6)

Penso che il senso sia di dare maggior forza alla conclusione ovvero qualsiasi sistema di sicurezza si adotti è inutile se poi l'anello debole, ovvero l'uomo, fa errori e/o si fida di persone che poi ne tradiscono la fiducia. Comunque mi sa che i prossimi passi della vicenda si svolgeranno in tribunale...
11-3-2023 13:31

scusa ma che senso ha il sottotitolo che riguarda la crittografia? E' stata la giornalista a tradirlo, mica la crittografia.
10-3-2023 23:13

{ottanta}
In un mondo di psicopatici sarebbe normale che se do l'accesso a qualcosa di mio a qualcuno, questo qualcuno poi lo usi per i suoi fini. In un mondo di psicopatici, appunto.
10-3-2023 14:49

Se do' le chiavi della cassaforte a qualcuno, e' evidente che puo' aprirla e prendere quello che contiene . Leggi tutto
10-3-2023 10:44

A tonip... nun te lu sei letto l'articolo? :lol:
10-3-2023 10:09

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