Cookie, biscottini che vengono da lontano.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-04-2024]
Se provate a cliccare su "Rifiuto" quando un sito vi chiede se accettate o rifiutate i cookie, due siti su tre in Europa ignoreranno la vostra richiesta. Quella irritantissima, onnipresente finestrella che da anni compare quando visitiamo un sito per la prima volta sembra essere insomma una totale perdita di tempo. Perlomeno questo è il risultato di un esperimento svolto recentemente da un gruppo di ricercatori del Politecnico federale di Zurigo su un campione di quasi centomila siti popolari europei.
Questa è la storia dei cookie, del perché esistono, del motivo per cui siamo assillati da queste richieste di accettarli o rifiutarli, e di questa ricerca che a quanto pare mina alla base la loro esistenza.
Cookie, che in inglese americano vuol dire letteramente "biscotto", è un termine informatico che arriva dagli anni Ottanta del secolo scorso, quando lo si usava nei sistemi UNIX per indicare un pacchetto di dati ricevuto da un programma e restituito intatto al sistema informatico che glielo aveva mandato.
La stessa idea fu adottata anche per Internet e in particolare per il Web: nel 1994, ossia trent'anni fa, i cookie furono usati per la prima volta da uno dei primissimi browser, Netscape (ve lo ricordate?). Servivano per sapere se un utente aveva già visitato il sito di Netscape in precedenza. Il cookie era, ed è tuttora, semplicemente un file che viene scritto sul computer dell'utente dal sito visitato da quell'utente e contiene delle informazioni che quel sito può leggere in un secondo momento. Per esempio, se un utente fa una serie di acquisti su un sito, il contenuto del carrello della spesa virtuale può essere salvato in un cookie, così se cade la connessione l'utente non deve ricominciare tutto da capo.
All'epoca, trent'anni fa, l'esistenza dei cookie era sconosciuta alla maggior parte degli utenti. I cookie erano soltanto una soluzione tecnica, per addetti ai lavori: una delle tante che venivano sviluppate in quel periodo frenetico di evoluzione di Internet. Ma un articolo del Financial Times [This bug in your PC is a smart cookie, 12/2/1996] ne parlò ampliamente a febbraio del 1996, facendo notare le implicazioni di privacy dell'uso dei cookie e scatenando l'interesse dell'opinione pubblica.
Da quel debutto lontano i cookie hanno fatto molta strada, e sono diventati utilissimi per ricordare per esempio le preferenze di lingua o di aspetto di un sito, in modo da non doverle tediosamente reimpostare ogni volta che si visita quel sito, ma sono diventati anche una delle forme di tracciamento più usate su Internet per la profilazione commerciale degli utenti. Quelle implicazioni di privacy accennate tre decenni fa si sono avverate, insomma, e oggi i grandi operatori commerciali e le agenzie pubblicitarie usano i cookie per pedinare virtualmente gli utenti e osservare i loro interessi di navigazione. Oltre il 90% dei siti web traccia gli utenti e raccoglie dati personali.
Il rischio di abuso era troppo alto, e così nel corso degli anni sono state emesse varie direttive europee sulla privacy digitale che hanno fatto scuola anche in buona parte del resto del mondo. È il caso, per esempio, della direttiva ePrivacy del 2002 e in particolare del GDPR, entrato in vigore nel 2018. Ed è a quel punto che sono comparse in massa nei siti le finestre di richiesta di accettare o rifiutare i cookie.
Il GDPR, infatti, ha imposto ai siti di informare gli utenti del fatto che venivano tracciati e di come venivano tracciati tramite i cookie, e la finestra di richiesta (tecnicamente si chiama cookie notice) ha risolto quest'obbligo. Perlomeno dal punto di vista dei siti. Dal punto di vista degli utenti, invece, questa finestra incomprensibile, con i suoi discorsi su "cookie tecnici, cookie di funzionalità, cookie di profilazione e pubblicità mirata", è stata percepita principalmente come una scocciatura, anche perché alla fine per poter usare i siti era quasi sempre necessario accettare questi benedetti cookie e quindi c'era ben poca scelta concreta.
E così siamo diventati un po' tutti bravi cliccatori automatici del pulsante "Accetta tutti", ma in sostanza non è cambiato nulla e continuiamo a essere profilati nelle nostre navigazioni.
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65 siti su 100 ignorano la richiesta di rifiuto dei cookie
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