[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-06-2025]
L'avvento di strumenti di intelligenza artificiale come ChatGPT ha sollevato un dibattito: l'uso frequente di queste tecnologie ci rende meno intelligenti o più dipendenti dalle IA? Per rispondere a questa domanda, diversi studi scientifici stanno esaminando l'impatto dei modelli linguistici avanzati sulle capacità cognitive umane.
Già nel 2024 uno studio pubblicato su Nature aveva analizzato come l'interazione con modelli come ChatGPT possa modificare le abilità di ragionamento. I ricercatori avevano osservato che quando gli utenti si affidano all'IA per risposte immediate tendono a esercitare meno il pensiero critico, specialmente in compiti complessi come la risoluzione di problemi matematici o la scrittura argomentativa. Questo fenomeno, definito «automazione cognitiva», potrebbe portare a una riduzione delle competenze analitiche nel lungo termine, simile a quanto osservato con l'uso massiccio di calcolatrici per i calcoli di base. Tuttavia, lo studio sottolineava anche che l'effetto dipende dall'uso: chi impiega ChatGPT come supporto per generare idee o verificare informazioni, anziché come sostituto del ragionamento, tende a mantenere o persino migliorare le proprie capacità.
Un altro aspetto emerso riguarda la memoria. Una ricerca condotta dall'Università di Stanford suggerisce che l'accesso costante a strumenti AI possa ridurre la necessità di memorizzare informazioni, in linea con l'effetto Google già studiato negli anni 2000. Questo non implica necessariamente un calo dell'intelligenza, ma un cambiamento nel modo in cui il cervello dà priorità alle informazioni, favorendo la capacità di reperire dati rispetto alla loro ritenzione. Gli autori dello studio avvertono però che un'eccessiva dipendenza potrebbe indebolire la memoria di lavoro, essenziale per il multitasking e il ragionamento complesso.
Sul fronte della creatività i risultati sono contrastanti. Uno studio del 2025 su Frontiers in Psychology ha rilevato che l'uso di ChatGPT per generare testi o idee può stimolare la creatività in contesti come il brainstorming; ma rischia di standardizzare le produzioni, portando a risultati meno originali. Per esempio, i partecipanti che usavano la IA tendevano a produrre testi con strutture simili, riflettendo gli schemi linguistici del modello. Questo effetto è particolarmente evidente tra gli studenti, come evidenziato da un'indagine dell'Università di Oxford: il 60% degli universitari intervistati nel 2024 ha ammesso di usare ChatGPT per compiti accademici. Ma i docenti hanno notato una diminuzione della capacità di sviluppare argomentazioni indipendenti.
Uno studio del MIT sembra confermare certe preoccupazioni. Condotto su 54 adulti per quattro mesi, lo studio ha diviso i partecipanti in tre gruppi e chiesto loro di eseguire dei compiti come la produzione di testi: uno che utilizzava ChatGPT come assistente, un altro che si affidava a Google per le ricerche e un terzo che lavorava senza supporti digitali. Gli elettroencefalogrammi (EEG) hanno mostrato risultati significativi: nei partecipanti che usavano ChatGPT, l'attività cerebrale si riduceva durante l'interazione con l'IA, con un calo delle onde alfa e beta, associate ad attenzione e concentrazione. Ciò suggerisce che il cervello, trovando nell'IA una scorciatoia per risolvere compiti, entri in una sorta di modalità riposo, riducendo l'impegno cognitivo. Gli utenti di Google mostravano un'attività cerebrale più sostenuta, mentre il gruppo senza supporti digitali si distingueva per testi più ricchi e un maggiore coinvolgimento mentale, con connessioni neurali più attive.
Un'ulteriore ricerca di Carnegie Mellon e Microsoft ha approfondito il fenomeno, rilevando che l'uso frequente di ChatGPT per risolvere problemi anche banali porta a una diminuzione della capacità di ragionamento autonomo. Gli utenti sviluppano un riflesso condizionato, preferendo chiedere alla IA piuttosto che riflettere in modo indipendente. Questo comportamento, definito «dipendenza eccessiva» («overreliance»), è stato osservato in contesti accademici e professionali, nei quali la delega all'IA riduce la capacità di analizzare criticamente i problemi. Per esempio, studenti che usano ChatGPT per compiti scolastici tendono a produrre risposte meno argomentate: lo evidenzia anche uno studio dell'Università di Oxford del 2024, che ha rilevato un calo del 20% nella qualità delle argomentazioni scritte tra gli studenti che si affidano all'IA.
D'altra parte, uno studio condotto da altri scienziati del MIT lo scorso anno ha mostrato che ChatGPT può migliorare la produttività del 40% in attività come la redazione di documenti o l'analisi di dati, liberando tempo per qualsiasi altro compito. In contesti educativi la IA può fungere da tutor personalizzato, come dimostrato da un esperimento in India dove studenti che usavano ChatGPT per esercitazioni di matematica hanno migliorato i punteggi del 15%. Tuttavia questi benefici dipendono da un uso consapevole: delegare completamente il ragionamento all'IA rischia di ridurre l'originalità.
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